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Tradizioni piemontesi
24 Dicembre 2025 - 21:30
Il Piemonte si veste di luci e colori, e con l’avvicinarsi del Natale, il territorio rivela tutte le sue suggestioni più antiche. Le piazze si animano, le montagne si tingono di bianco e le tradizioni locali, tramandate da generazioni, tornano protagoniste. Dalle Langhe al Monferrato, ogni angolo della regione racconta una storia unica, fatta di riti, leggende e celebrazioni che affondano le radici in epoche lontane.
Prima dell’arrivo del cristianesimo, il solstizio d’inverno veniva celebrato in onore del Sole e di Mitra, divinità introdotte dalle legioni romane, come ricorda Giulio Cesare nelle sue cronache. In luoghi come Pollenzo, Ivrea o Asti, tracce di queste feste profane si ritrovano ancora oggi: tra bevute e rituali che mescolavano sacro e profano, la comunità festeggiava l’arrivo dell’inverno con energia e trasgressione.
Con la cristianizzazione, molti riti antichi si sono fusi con le nuove celebrazioni: in Val d’Aosta e nelle valli occitane, per esempio, continuava la tradizione di decorare gli alberi, richiamando l’antico culto celtico della natura.
Le feste piemontesi si distinguono per gesti simbolici e superstizioni ancora affascinanti. Nel Vercellese, tagliare una mela significava predire il futuro; nel Torinese, invece, si osservava la chiara d’uovo per leggere i segni del destino. Nel Monferrato, le famiglie lasciavano la finestra aperta dopo la messa di mezzanotte, affinché la Sacra Famiglia potesse entrare a riposare. Il Bambino Gesù veniva inserito nel presepe solo a Natale, mentre i Magi arrivavano il 6 gennaio, completando il racconto della Natività.
Alcune tradizioni avevano anche uno scopo pratico: in Biellese, l’olio dei lumi della messa di Natale veniva conservato per protezione in caso di calamità. In provincia di Cuneo, l’uomo più anziano della famiglia accendeva una candela; la sua fiamma indicava se il raccolto dell’anno successivo sarebbe stato abbondante o meno.
Tra le figure folkloristiche più affascinanti c’è Gelindo, pastore monferrino protagonista delle rappresentazioni teatrali natalizie. Secondo la leggenda, Gelindo fu il primo uomo a raggiungere la grotta di Betlemme e a vedere il Bambino Gesù. La sua figura, sempre presente nei presepi e nei racconti locali, simboleggia l’arrivo del Natale stesso. Ancora oggi, in diversi paesi delle Langhe, la storia di Gelindo viene raccontata sul palcoscenico, tra teatro e devozione popolare.
I presepi viventi rappresentano un’altra grande attrazione piemontese. A Dogliani, per esempio, la tradizione nata negli anni ’70 coinvolge oggi oltre 350 figuranti, offrendo uno spettacolo tra storia e spiritualità. Nel Roero, a Montaldo Roero, il presepe vivente diventa un vero cammino sensoriale, che guida i visitatori fino alla capanna di Gesù bambino. Ogni paese del Piemonte conserva il suo piccolo grande miracolo natalizio: partecipare a questi eventi significa immergersi in un’esperienza unica, tra fede, folklore e suggestione.
Il Natale piemontese non è solo una festa religiosa, ma un mosaico di storie, leggende, sapori e tradizioni. Tra vin brulé, ricette antiche e canti popolari che ricordano le influenze inglesi, tedesche e provenzali, ogni città e borgo racconta un frammento di cultura che affascina grandi e piccini. In Piemonte, il Natale non è solo una data sul calendario: è un’esperienza da vivere, un viaggio tra passato e presente, tra sacro e profano, tra leggenda e realtà.
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