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Anziani, i gesti estremi, il silenzio assordante e una società inadatta a coloro che dovrebbero esser la nostra ricchezza

Ci stiamo concentrando così tanto sull’evoluzione tecnologica da dimenticare la nostra storia e chi l’ha fatta?

Anziani, i gesti estremi, il silenzio assordante e una società inadatta a coloro che dovrebbero esser la nostra ricchezza

Tre gesti estremi, tre vite interrotte, nel giro di cinque giorni. Tre uomini anziani, in tre quartieri diversi, hanno scelto di morire.


A Ferragosto, un uomo si è lasciato cadere dal sesto piano della sua abitazione, in zona San Salvario.
Aveva più di ottant’anni.
Poche ore dopo, un altro, novantacinque anni, si è chiuso in casa.
Ha appiccato il fuoco. Ha aspettato la fine nella vasca da bagno.


Ex dipendente Fiat, quattro figli, aveva rifiutato la badante che gli era stata trovata. Camminava ancora, ogni pomeriggio, ma non sentiva bene, nemmeno con l’apparecchio acustico.
Poi l’ultimo. Due sere fa. Un parco, alle 18 circa. Si è impiccato con una corda a un ponte, davanti a chi avrebbe potuto vederlo.
Ottant’anni, forse qualcosa in più. Da tempo, dicono, era depresso. E non sono, purtroppo, gli unici casi. Settimanalmente le cronache scrivono e raccontano di quelle che vengono chiamate “tragedie della solitudine”, ovvero persone che vengono ritrovate in casa, senza vita, corpi che da giorni restavano lì. Persone che scompaiono e quasi nessuno se ne accorge, per un lasso di tempo variabile ma comunque inaccettabile.


Parlare di suicidi fa ancora paura. Quando riguarda gli anziani, succede quasi mai. Ma ora, un’eccezione va fatta. «I suicidi tra gli anziani sono in aumento, e il tasso di riuscita è più alto rispetto a quello dei giovani. Quando decidono di farla finita, lo fanno davvero», spiega il dottor Mario Bo, professore associato e direttore della Struttura complessa di Geriatria presso la Città della Salute e delle Scienze di Torino – Molinette.
«Le motivazioni sono tante. È un argomento così complesso. Malattia, disagio sociale, la perdita del coniuge, la solitudine, l’accesso difficile alle cure».
Poi c’è la mancanza di autonomia, il sentirsi inutili.
«Si immagini lei, sola, anziana, con difficoltà a camminare, in piena estate, nella morsa di un caldo atroce, senza nulla da fare. Vuole raggiungere un amico, per una partita a carte, due parole, una bibita fresca. Ma magari da sola non riesce a farlo».
Le parole sono nette, prive di sconti. «Quando parliamo di loro li definiamo la nostra ricchezza più grande. Solo nelle parole, però. Nei fatti per nulla. O per lo meno, non tutti. Gli anziani a volte sono percepiti come un peso. Quando non sono autosufficienti, per tanti sono solo un peso».


I dati parlano chiaro. Oggi, a Torino, ci sono il 15% in più di ultra 75enni rispetto agli anni ’80. Nello stesso periodo, i posti negli ospedali pubblici sono diminuiti dell’80%. «E in Italia non esiste un albo che regolarizzi e formi la professione delle badanti», aggiunge il professor Bo.
All’estero, ci spiega, ci sono modelli diversi per la terza età. «Esistono le Clubhouse. Luoghi che non assomigliano per nulla alle Rsa. Spazi di aggregazione veri, pensati per gli anziani».
Ma qui, no. «Molti di loro vivono in un silenzio assordante quotidiano, nell’assenza dei loro cari. Ma per quanto fa male, bisogna essere franchi: non ci sono le forze, in questa società, per assisterli tutti. Partendo dall’individuare le persone che hanno bisogno e sono sole».

Mario Bo

«Per gli anziani la situazione in agosto è terribile». Scosso dalla vicenda che vede un uomo di oltre 80 anni togliersi la vita utilizzando un cappio in un giardino di zona San Paolo, parole importanti arrivano dal coordinatore alle Politiche Sociali della Circoscrizione 3, Alberto Pilloni. Che, scosso dai fatti, non si ferma a una banale forma di commento politico «non possiamo ignorare cosa è successo, non solo a lui, anche agli uomini e alle donne prima di lui. La verità? Ad agosto tutte le attività aggregative si fermano». Ma la vita delle persone non si mette in pausa, non è una canzone che passa alla radio «e mi impegno, da settembre, a lavorare per questo. La prossima estate sarà diversa. E’un problema reale e non resteremo a guardare» conclude Pilloni.

Alberto Pilloni

L'invecchiamento della popolazione è un fenomeno globale: nel 2019 sono state censite più di 703 milioni di persone con età pari o superiore a 65 anni nel mondo. In Italia, ci sono 4.591.000 persone di età pari o superiore agli 80 anni. Questo dato, aggiornato a maggio 2025, indica un aumento di quasi 50.000 individui rispetto al 2024. Il nostro Paese, assieme al Portogallo, sono al primo posto in Europa, entrambe con il 24% della popolazione anziana. Ma il vero record è quello mondiale: siamo secondi solo al Giappone.
Ci stiamo concentrando così tanto sull’evoluzione tecnologica da dimenticare la nostra storia e chi l’ha fatta?

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