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19 Agosto 2025 - 15:30
Immagine di repertorio
Negli ultimi anni Torino sta attraversando un profondo mutamento demografico, poco evidente alla vista ma rilevabile nei dati statistici. Nel 2024 il capoluogo piemontese ha registrato una delle età medie più alte tra le grandi città italiane: 48,3 anni, contro i 47,2 di Milano e i 46 di Bologna. Il 27% dei residenti torinesi ha più di 65 anni, a fronte di un 16% sotto i 20. Una trasformazione trainata da tre fattori principali: denatalità, invecchiamento della popolazione residente e mobilità studentesca e giovanile con forte turn over.
Il saldo tra nati e morti a Torino è negativo da oltre vent’anni. Nel 2023 si sono contati 5.306 nati a fronte di 10.884 decessi (Anagrafe Comune di Torino). Parallelamente, i flussi migratori non compensano questo squilibrio: la città attira studenti e giovani lavoratori, ma ne trattiene pochi nel medio-lungo periodo. I giovani, infatti, spesso studiano a Torino ma poi tendono a spostarsi verso Milano, Roma o l’estero, soprattutto se laureati in discipline STEM o creative, attratti da opportunità lavorative più remunerative.
Le circoscrizioni con la maggior incidenza di over-65 sono:
Centro (31%),
Santa Rita (29%),
Pozzo Strada (28%).
Al contrario, zone come Aurora, Barriera di Milano e San Salvario risultano più giovani per effetto della presenza di migranti under-40 e studenti fuori sede. Il rischio è quello di una città con quartieri sempre più polarizzati per età, con impatti sulla domanda di servizi (scuole, sanità, assistenza domiciliare) e sul tessuto sociale.
Il Comune ha varato iniziative come Silver Lab, Torino Friendly City e Progetto Co-abitazioni Solidali, per favorire modelli di convivenza intergenerazionale. Allo stesso tempo, attraverso Urban Lab e Università si ragiona su politiche urbane per trattenere i giovani, legate agli affitti calmierati, a incubatori d’impresa e al miglioramento dei collegamenti metropolitani.
Torino non è ancora una città “solo per anziani”, ma il trend demografico mostra una progressiva senilizzazione strutturale, che richiede strategie di rigenerazione sociale e attrazione giovanile. In assenza di politiche incisive su occupazione, formazione, costo della vita e mobilità, il rischio è di trovarsi, nel prossimo decennio, con un capoluogo ancora forte a livello culturale e sanitario, ma meno competitivo sul piano produttivo e d’innovazione.
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