L’annuncio era invitante: “Le azioni di Google sono passate da 54 a 1.000 dollari. Chi ha investito, ora si ritrova con sei zeri sul conto corrente. Non è troppo tardi per iniziare”. Ma non era vero niente: le vittime versavano decine di migliaia di euro, che finivano direttamente nei conti correnti dei truffatori. Fino all’intervento della Polizia postale di Torino, che ha arrestato i tre capi di un’organizzazione che coinvolgeva 16 persone e dominava il mercato delle truffe in Rete: «Il fenomeno sta crescendo tantissimo - segnala il vice questore Assunta Esposito, dirigente della Sezione operativa del Compartimento di Polizia postale di Piemonte e Valle d’Aosta - Siamo passati dalle 173 denunce raccolte nel 2021 alle 227 del 2022, che non è ancora finito. Il nostro è anche un appello a non cadere nella trappola dei truffatori».
Il punto di partenza sono le offerte del cosiddetto trading online: annunci con la proposta di investire i propri soldi e ottenere facilmente interessi rilevanti. Un po’ come in “The Wolf of Wall Street”, film tratto da una storia veria (con Leonardo Di Caprio come protagonista). «Qui gli importi sono di decine di migliaia di euro - entra nel merito Esposito - C’è chi è arrivato a un milione di euro. In pratica le centinaia di vittime vengono convinte a investire e pensano di poter “controllare” i loro soldi via siti e applicazioni. Ma sono grafici falsi».
L’inchiesta della Polizia postale è partita da una denuncia del 2019: una signora aveva raccontato di aver perso 45mila euro con questi investimenti “truccati”. Così gli agenti sono arrivati a scoprire un’organizzazione criminale che, tra Italia e Albania, ripuliva il denaro proveniente dalle truffe dei falsi investimenti: grazie a sequestri di computer, server e telefoni, oltre al “pedinamento informatico”, gli investigatori hanno ricostruito i rapporti nella banda. Ai vertici c’era un torinese di origine albanese: nei messaggi e negli audio si sentivano ordini precisi come “Sposta quei soldi nel conto corrente” o “Prenditi una percentuale”.
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Alle sue dipendenze, due torinesi che mettevano a disposizione i conti correnti bancari di società intestate a loro o a prestanome. Alla fine i tre sono stati arrestati per riciclaggio ma nella banda risultano coinvolti 16 soggetti residenti fra Torino e provincia: case e sedi delle società sono state perquisite nelle scorse ore dagli agenti, che hanno anche eseguito nove decreti di sequestro per beni fino a cinque milioni di euro. E sono stati oscurati i siti internet da cui partivano le pubblicità per attirare le vittime: «Dalla prima indagine del 2019 sono partiti tre procedimenti penali che ci hanno fatto ricostruire una parte del fenomeno.Ora lanciamo l’appello a evitare di inviare dati e denaro a terze persone. Ci sono troppe vittime e troppi soldi in ballo: stimiamo truffe per cinque milioni l’anno scorso e altri sei milioni quest’anno. E chi paga sono soprattutto anziani che perdono i risparmi di una vita».
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