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Giulia, la tennista che ha denunciato gli abusi: «Troppi coach maltrattano le atlete.
Nello sport va cambiata la mentalità»

Giulia Pairone, atleta torinese di 27 anni, ha trovato la forza di denunciare dopo che negli Usa, all'Università, ha conosciuto alcune delle ginnaste della Nazionale quando esplose lo scandalo Larry Nasser

Giulia Pairone

La tennista di 27 anni volata da Torino negli Usa

«Il fenomeno è diffuso». Non lo nasconde Giulia Pairone, la campionessa torinese di tennis che dopo avere giocato in Italia e negli Usa ha denunciato l’ex allenatore per presunti abusi, generando un processo per maltrattamenti e violenza sessuale che si è aperto giovedì 6 aprile 2023 in tribunale a Ivrea.

Quello della 27enne, che gioca a tennis da quando ha tre anni e che ha raggiunto risultati a livello internazionale, non sarebbe isolato. Al di là della sua storia, che dal punto di vista processuale deve ancora essere giudicata (per la persona che ha denunciato vige la presunzione di innocenza), Giulia Pairone ha scelto di sollevare una questione generale che coinvolgerebbe molte atlete, sperando di «aiutarle».

Giulia Pairone, davanti al tribunale di Ivrea, con la sua avvocata di parte civile Annalisa Baratto

 

«Gli abusi nello sport sono frequenti - spiega Giulia Pairone - anche per via di un certo tipo di cultura. Lo sport riflette ciò che avviene nella nostra società per quanto riguarda la violenza di genere. Ci sono allenatori più grandi che hanno accesso ad atlete più giovani, in un’età molto vulnerabile e capita spesso che si instaurino dinamiche di potere».
La tennista ha scelto di raccontare la «sua storia» perché, precisa, «credo che abbiano un potere, se io racconto la mia, questo aiuta un’altra e così via». «Negli Usa - ricorda la tennista che in America si è laureata in psicologia dello sport - ho conosciuto delle ragazze che hanno raccontato la propria storia di abusi dopo che era venuto fuori il caso di Larry Nasser (il fisioterapista della nazionale di ginnastica che ha violentato 500 ragazze, ndr). Quando mi sono ricordata i miei abusi, nel 2017, stava esplodendo il caso delle “survivor”, le ginnaste americane sopravvissute. Ho conosciuto due ragazze vittime di Nasser. Nell’università in cui mi sono laureata avevano creato un gruppo di sostegno e supporto di donne vittime di violenza. Ci aiutavamo a vicenda. Questo dà tanta forza. Spero che la mia storia possa fare un effetto simile».

Giulia Pairone sul campo


«Il fenomeno è più diffuso di quanto possiamo immaginare», prosegue l’atleta, facendo riferimento a casi che potranno raccontare soltanto le dirette interessate, se vorranno. «Ciò che è accaduto negli Usa non mi ha stupito - racconta la tennista - perché c’è, purtroppo, questa dinamica, che si insinua negli sport, per cui gli allenatori hanno un potere e un’influenza su ragazzine troppo giovani per essere in grado di riconoscere alcuni segnali. A 13 anni è difficile capire che cosa sia lo stalking o la violenza psicologica e nello sport c’è ancora una cultura per cui si pensa che insulti e maltrattamenti ti spronino a giocare meglio. Cosa che non è affatto vera. È una mentalità che ahimè resiste». -Secondo l’avvocata di parte civile Annalisa Baratto, che assiste Pairone: «È importante che le atlete, specie se minorenni, riconoscano i segnali di qualcosa che non va e si confidino subito con i genitori o con le figure di riferimento. Magari non vi è nulla di anomalo, altrimenti si evitano lunghe sofferenze sul piano psicologico e battute d’arresto sul piano agonistico».

La campionessa mondiale di ginnastica Simone Biles

La bufera delle violenze, fisiche e psicologiche, nel mondo della ginnastica esplode nel 2015 negli Usa, quando alcune atlete (diventeranno oltre 500, tra cui la campionessa mondiale Simone Biles) iniziano a denunciare abusi di cui finora nessuna aveva avuto il coraggio di parlare. Al centro delle accuse c’è Larry Nassar, l'ex osteopata della Nazionale statunitense di ginnastica artistica denunciato da centinaia di bambine e ragazze per violenza sessuale. E ci sono i vertici che hanno taciuto o insabbiato le prove nella Fbi, nell'Usa Gymnastics, nel Comitato olimpico e paralimpico degli Stati uniti. Lo scandalo sportivo, definitivo dai media americani «uno dei più gravi della storia», ha visto coinvolte oltre cinquecento ginnaste di tutte le età, la maggior parte delle quali ancora minorenni, vittime di palpeggiamenti, penetrazioni e atti di masturbazione da parte di Nassar, che le adescava con il pretesto di presunte sessioni di manipolazioni e massaggi. I primi a denunciare nel 2015 furono i genitori dell'atleta Maggie Nichols, che rivolsero varie segnalazioni, ricevendo rassicurazioni da Steve Penny, l'allora presidente della Usa Gymnastics. Penny non chiamò mai le autorità competenti, ma distrusse le prove contro Nassar. Larry fu licenziato, ma fu l’inchiesta dell'Indianapolis Star a fare emergere le storie di 368 ex ginnaste. Larry è stato condannato a 175 anni di carcere. Biles, la star olimpica, davanti alla commissione di Giustizia del Senato aveva denunciato: «Quanto vale la vita di una ragazzina?».

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