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A Torino nord

Bruciano un furgone alle case popolari. E il proprietario li maledice col Corano

I residenti all'attacco: «Siamo stanchi di incendi, risse e minacce: devono cacciare gli abusivi»

Furgone bruciato incendio via pietro cossa

Il furgone bruciato in via Pietro Cossa col il Corano sul motore

Sul motore del furgone, completamente distrutto dalle fiamme, c’è un Corano: «Lo abbiamo messo per maledire chi lo ha bruciato» si sfoga Mesut Sulejmanovic, vittima dell’ennesimo incendio nelle case popolari di via Pietro Cossa. E genero della cosiddetta “regina” degli zingari che abitano nel complesso gestito da Atc. Dove ora i residenti alzano i pugni contro la serie di incendi dolosi, risse, minacce e occupazioni abusive: «Non viviamo più, non andremo neanche in ferie per paura che ci “rubino” la casa» tuonano gli abitanti.
E’ in questo delicato contesto che, intorno alle 3 della scorsa notte, qualcuno ha dato fuoco al furgone di Sulejmanovic nel parcheggio dell’interno 27 di via Pietro Cossa 280.

«Non viviamo più, non andremo neanche in ferie per paura che ci “rubino” la casa»

gli abitanti di via Pietro Cossa

Spiega il diretto interessato: «Devono aver buttato della benzina, si vedono le strisce. Ma non so chi possa essere stato: come ho detto nelle denuncia ai carabinieri delle Vallette, ho solo delle idee». Forse è una ripicca per le occupazioni? «Ma io sono in regola, vivo qui da 8 anni e pago l’affitto. Lavoro in una cooperativa che raccoglie rifiuti e ci mantengo nove figli in modo onesto. Non so cosa ho fatto di male».
Il proprietario del furgone spiega anche perché ha poggiato il Corano sopra il motore bruciato: «A chi ha messo le mani lì, Allah farà arrivare un male dieci volte più grande di quello che mi ha fatto».

Mentre il rom si sfoga, passa una vicina di casa: «Un altro incendio? Tre mesi fa hanno bruciato tre macchine, poi un altro camioncino. Non si può più vivere qui».
E’ solo uno dei tanti sfoghi: «Gli zingari hanno occupato e sradicato gli infissi per dispetto - elenca Carla - Senza contare le risse, i colpi di pistola e le minacce ai nostri ragazzi: a mio figlio 16enne hanno detto “Se parli, ti taglio la gola”. Di questo passo dovrò scendere col coltello per difenderlo. Qualcuno intervenga perché abbiamo paura. Questa non è vita ma uno schifo mai visto». Prosegue Pier Paolo: «Com’è che quella gente occupa da 2 anni e mezzo e nessuno li manda via? Io non vado in ferie per timore che prendano anche il mio alloggio. Siamo abbandonati e adesso subiamo anche queste faide fra rom».


Secondo i dati forniti da Atc, in via Pietro Cossa ci sono 6 appartamenti occupanti su 300: «Qui la gente ha paura - tira le somme Gisella Valenza, presidente del comitato inquilini del complesso - Questo è il risultato dei mancati sgomberi».
Replica il presidente di Atc, Emilio Bolla: «Riteniamo fondamentale il rispetto della legalità, che va osservata a tutti livelli. Condanniamo ogni forma di prevaricazione e di sopruso, soprattutto se rivolta a situazioni di particolare fragilità: per questo continuiamo a sollecitare gli sgomberi, in modo che le case vengano assegnate a chi è legittimamente in graduatoria. Le occupazioni abusive sono spesso l’origine di situazioni microcriminalità, che creano tensioni sociali e problemi di convivenza civile».

Prosegue Bolla: «Al tempo stesso - aggiunge Bolla - siamo sensibili alle situazioni che vedono coinvolti minori, disabili e anziani e per questo apprezziamo l’impegno dei servizi sociali, che con il loro lavoro contribuiscono a individuare sistemazioni abitative alternative, evitando che gli occupanti abusivi si costituiscano alibi per vivere nell’illegalità».

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