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La proposta shock
07 Luglio 2023 - 22:40
(foto depositphotos)
Magistrati e avvocati hanno visto con i loro occhi cosa c’è dentro il carcere di Torino: celle sporche, minuscole e sovraffollate, docce comuni gelate, muffe e infiltrazioni, topi e blatte. Un «trattamento disumano e degradante» che ha portato a 329 reclami di detenuti nel 2022, processi per tortura e alla condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo. Come risolvere? Tre risposte: un’amnistia per il passato, il “numero chiuso” per il presente e depenalizzazioni per il futuro.
Numeri da paura
L’esecutivo di Magistratura Democratica ha pubblicato oggi il report su quello che hanno visto durante la visita del 9 giugno, organizzata insieme all’associazione Antigone, alla Camera penale di Torino, al presidente di Giuristi Democratici e alla Garante del Comune di Torino, Monica Gallo. Perché «noi infliggiamo le pene ed è giusto che sappiamo le conseguenze delle nostre decisioni», come spiega la giudice Giulia Locati. Che prosegue: «Abbiamo trovato una situazione inaccettabile, tragica, disastrosa: le condizioni dei detenuti sono disumane e fuorilegge».
A dirlo sono le continue segnalazioni di gesti autolesionisti, violenze e danneggiamenti all’interno del carcere. L'ultimo caso risale solo a qualche giorno fa, quando un detenuto ha appiccato un incendio. Risultato? Tre agenti intossicati e 80 detenuti evacuati.
Ma lo confermano i numeri inseriti nel report di Magistratura democratica: i detenuti sono 1.351 a fronte di 990 posti, con tasso di sovraffollamento del 136% e punte del 191% in certe sezioni. Tantissimi fanno uso di psicofarmaci e poco meno della metà sono stranieri, con 40 nazionalità rappresentate: «Eppure ci sono solo 2 mediatori assunti». Quasi metà di queste persone è ancora in attesa di giudizio (circa 540, il 40%). Invece sono solo 50 quelle che lavorano all’esterno mentre i lavori interni coinvolgono il 30% dei detenuti. Ancora meno, il 17%, segue corsi professionali. A fronte di questi numeri, gli agenti di polizia penitenziaria sono 723 a fronte di un organico previsto di 870, con un rapporto troppo basso di 1 ogni 46 detenuti.
«Pene alternative»
Al di là dei numeri impressionanti, il carcere di Torino viene definito una “polveriera” da anni. Eppure sembra che non cambi mai nulla. La giudice Locati dà la sua soluzione: «Bisogna depenalizzare certi reati e cercare delle soluzioni affinché le pene vengano espiate fuori dal carcere, che deve restare l’ultima opzione. Per la maggior parte dei casi può essere sostituito: un anno di lavori di pubblica utilità servono più di due mesi in cella. Bisogna ripensare il sistema per svuotare le carceri».
Un anno di lavori di pubblica utilità servono più di due mesi in cella. Bisogna ripensare il sistema per svuotare le carceri
Giulia Locati, giudice
La giudice Giulia Locati
Sembra un’ipotesi difficile da realizzare in tempi brevi: «Intanto serve un’amnistia» va dritto al punto l’avvocato Roberto Lamacchia, presidente di Giuristi democratici. E il suo collega Davide Mosso, responsabile Commissione carcere della Camera penale, aggiunge: «Puntiamo anche al numero chiuso: quando il carcere ha raggiunto la capienza, si entra solo quando si libera un posto».
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