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L'arresto
29 Luglio 2023 - 17:57
I nostri investigatori l’avevano catturato. Preso con una ventina di complici al termine di una maxi inchiesta dei carabinieri su una lunga serie di furti in casa. Ed era stato condannato, Petro Palamar. Ma prima che la sentenza diventasse definitiva, era andato in bandiera. Scomparso, fuggito via. Senza scontare i tre anni inflitti dal tribunale di Torino nel 2017 per una serie di colpi che gli avevano fruttato un bottino ingente di gioielli e denaro arraffato negli appartamenti.
L'arresto
L’altro giorno, però, Palamar (che si dice ucraino, anche se nei terminali della polizia risulta georgiano, con il nome di Giorgi Tughushi), è finito in trappola. A Malta, dove avrebbe rubato in due appartamenti, dove ora attende l’esito del procedimento per l’estradizione che l’Italia ha chiesto con un mandato di arresto europeo.
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Secondo i carabinieri di Chivasso, che lo acciuffarono dopo una lunga e delicata inchiesta, Palamar (o Tughushi che sia) avrebbe fatto parte di un gruppo di specialisti della “chiave bulgara”. Uno dei tanti, visto che sono parecchie le batterie di maghi della serratura che svaligiano appartamenti senza lasciare neppure un graffio sul nottolino.
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La tecnica
Una tecnica assai “raffinata” quella che alcuni hanno appreso nelle carceri dell’ex Unione Sovietica. Che esercitano quotidianamente, tra un furto e l’altro, in vere e proprie palestre dello scassinatore allestite nelle stanze degli alberghi in cui trascorrono qualche notte prima di cambiare territorio di caccia. Uomini tutti d’un pezzo. Che la sera non escono mai, non vanno mai al bar. Ombre, che si muovono in punta di piedi. Che conoscono le leggi e fanno in modo di non superare mai i confini oltre i quali rischierebbero di più. E che quando vengono acciuffate hanno già in tasca un bigliettino con il numero dei migliori avvocati della città.
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