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L'intervista
17 Agosto 2023 - 05:00
Il pittore e scultore Salvatore Vitale nel suo studio
Settantasette anni compiuti, la maggior parte dei quali dedicati a sperimentare arte. Prima pittore, poi scultore. Salvatore Vitale è un nome che a Torino si associa a un’opera in particolare: il monumento ai Caduti sul Lavoro di via Monte Ortigara. Collocato nel cortile della biblioteca civica Carluccio a Pozzo Strada, per anni abbandonato dalle istituzioni.
Chiuso dietro a un cancello, «una vergogna» ammette ancora oggi Salvatore, mentre nel suo studio è intento a portarsi avanti con i suoi mille lavori.
Salvatore Vitale nel suo studio a San Donato
La formazione
Nato a Caltanissetta, ha iniziato alle scuole elementari a confrontarsi con l’arte. «Mi ricordo che c’era l’Expo di Bruxelles - racconta -. Avevano chiesto a noi ragazzi di realizzare dei disegni. Io ho preso una scodella e un piatto e li ho disegnati e colorati. Fra tutta la scuola Federico Sclopis di via Del Carmine hanno scelto proprio il mio elaborato».
Lo studio dell'artista Salvatore Vitale
Dal liceo artistico Cottini all’Accademia delle Belle Arti, così Salvatore si è formato. Facendosi conoscere prima con il monumento ai Caduti, poi con l’opera “Salvataggio della Sindone, conservata al museo di sindonologia. E’ un bassorilievo che ricorda l’incendio nel Duomo di Torino. Ma oggi a preoccuparlo sono gli atti vandalici. Gli sfregi. «Gesti stupidi, senza senso» ripete Vitale «dietro al quale non si nasconde alcun significato».
Le opere di Salvatore Vitale
Anzi, Salvatore - tra gli artisti più noti in città -, non si nasconde nel definire lo sfregio «una forza di razzismo, disprezzo nei confronti della cultura». Quella cultura da anni sottoposta al martirio: lo dimostrano le statue decapitate o amputate (soprattutto quello dei parchi collinari) e le opere donate e trasformate in un’accozzaglia di tag e scritte. Come quelle dell’artista torinese, 85enne, Massimo Ghiotti. Posizionate sulle ceneri della vecchia fabbrica di caramelle Baratti di Milano, in via Monfalcone, e vandalizzate a più riprese.
Con tanto di denuncia dello stesso pittore. «E tutte le volte che ci siamo lamentati - ricorda Vitale -, non abbiamo mai ottenuto nulla. Lo dimostra il fatto che la mia opera, inaugurata nel 2005, ne abbia viste di tutti i colori». Ma qual è la differenza tra arte e vandalismo? «Io racchiuderei tutto sotto una parola: invidia».
Il monumento ai Caduti sul Lavoro di via Monte Ortigara
Appello ai giovani
E allora da dove ripartire? Sicuramente dai giovani. «E’ necessario far comprendere alle nuove generazioni - conclude Vitale -, che l’opera d’arte è necessaria, al pari della poesia o della musica. La nostra Torino è un autentico museo a cielo aperto, museo che come tale va presidiato e conservato ai posteri».
Negli ultimi anni il Comune di Torino ha riportato a splendere monumenti sporchi o imbrattati: come il Massimo D’Azeglio del parco del Valentino o il Giuseppe Garibaldi di corso Cairoli. Un buon inizio, ma tante ancora sono le opere (totem e sculture) che sperano in un piccolo aiuto.
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