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La vergogna dei risarcimenti

La vita dei cinque operai morti vale meno di 13 anni fa

Da 4 a 14mila euro a seconda di quanti sono i famigliari superstiti

Le salme

Gli operai deceduti sono cinque

Nella contabilità dello Stato il valore della vita dei morti sul lavoro si riassume in una tabella con quattro colonne che varia a seconda del numero dei famigliari superstiti. Se a piangere la vittima ce n’è soltanto uno, l’indennizzo previsto è di 4mila euro. Che diventano 7 mila e 500 se c’è un figlio, 11mila e 500 se ce ne sono due, 14mila se i superstiti sono più di tre. Ma quello che sorprende e indigna specie in tempi come questi scossi dal caro vita e dall’inflazione è che la tabella del 2023 è inferiore addirittura a quella del 2010.

Come dire che gli orologi dello Stato e dell’Inail si sono fermati a 13 anni fa, anzi sono addirittura andati indietro, a dispetto della storia. Guardare l’andamento fluttuante di queste cifre nel corso degli anni ci fa vedere come la sensibilità della politica vari da governo a governo, ma soprattutto dipenda dalle grandi tragedie che hanno funestato il Paese. Con aumenti delle risorse subito dopo stragi come quella della Tyssen nel 2007 e poi pesanti ritocchi verso il basso quando sul tema cala il silenzio. Un valzer che sembra intonato da una fisarmonica stonata.

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E l’arcano, sepolto sotto un mare di faldoni si svela dopo la tragica notte di Brandizzo dove cinque lavoratori sono finiti smembrati come bambole rotte sotto le ruote di un treno lanciato a 160 all’ora. Operai che lavoravano alla manutenzione dei binari e che lasciano mogli, figli, genitori e compagne che solo poche ore prima li avevano salutati e abbracciati. Come accadeva ogni sera. Oggi la ministra al Lavoro Marina Calderone ha garantito aiuti concreti a quelle famiglie dicendo di aver chiesto all’assessore regionale Elena Chiorino di verificare se ci siano esigenze lavorative tra i famigliari delle vittime. Sarebbe un auspicabile passo avanti, dopo i tagli vergognosi al Fondo di sostegno che alimenta gli indennizzi. Quella recente sforbiciata di 5 milioni dalla dotazione già insufficiente di 10. Il governo ci ha messo una pezza con un emendamento inserito nel decreto lavoro che però necessita di un ulteriore atto della stessa ministra per renderlo operativo. Bisogna ancora aspettare.

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