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Superbonus, è caos. E da gennaio arriva la stangata

Tutte le nuove scadenze dei bonus edilizi. Ma col nuovo anno...

Il “caos” Superbonus ferma 25mila cantieri: «Non arrivano i soldi»

Sono almeno 25mila i cantieri fermi in Piemonte

Addio alle vecchie regole sul Superbonus. A portarsele via, sarà lo spumante di Capodanno. Sì, perché la data che i condomini devono cerchiare sul calendario è il 1° gennaio 2024. Da quel giorno, l’agevolazione scenderà dal 110% al 70%. Tanto? Poco? Per avere un’idea di 40 punti percentuali in meno basta prendere l’ultimo dato medio di spesa per il Superbonus dei condomini rilevato da Enea: 637mila euro. Dall’anno prossimo, senza proroghe, quasi 255mila euro saranno a carico di chi fa i lavori. Spostare indiscriminatamente la scadenza? Porterebbe un ulteriore aggravio dei conti, mentre lasciarla invariata rischierebbe di bloccare i cantieri.

A questo punto si starebbe delineando (condizionale d’obbligo) un compromesso come quello già adottato in passato per le ville e le case Iacp o assimilabili: prorogare tenendo conto dello stato di avanzamento dei lavori, il cosiddetto Sal. In buona sostanza, chi fa i lavori del Superbonus può chiedere le agevolazioni prima della fine in due occasioni purché produca un’asseverazione: una prima volta quando abbia effettuato almeno il 30% dei lavori, la seconda a quota 60%. D’altra parte, in Italia non c’è nulla di più provvisorio delle date definitive scritte nelle leggi e questo vale in particolare per i bonus edilizi. Una premessa necessaria per indicare come funzioneranno le agevolazioni per il 2024 e anche il 2025, un’operazione che ad oggi è comunque possibile perché il calendario delle scadenze è già stabilito.

Di mezzo, da ora a inizio 2024, c’è però la legge di Bilancio, che potrebbe rimescolare le carte. Le intenzioni sarebbero quelle di razionalizzare i bonus rendendoli permanenti e legarli in parte al reddito del contribuente: una scelta fiscale senza criticità se riferita ai lavori interni, ma problematica per i lavori condominiali, cioè gli interventi che possono migliorare il decoro del tessuto urbano e abbattere le emissioni.

Ma veniamo al 2024, iniziando dal Superbonus. Dal 1° gennaio si otterrà solo il 70% della spesa, quota che scenderà al 65% nel 2025. Unica eccezione, gli immobili che hanno subìto eventi sismici dal 2009 e le aree alluvionate, che potranno ancora avere il 110%. Fino al 31 dicembre prossimo l’agevolazione sarà al 110% solo per i condomini che avevano presentato la Cilas entro fine 2022, gli immobili Iacp e assimilati che al 30 giugno scorso avevano compiuto almeno il 60% dei lavori, i proprietari di case singole che al 30 settembre 2022 avevano compiuto almeno il 30% delle opere. I condomini e i proprietari di immobili indipendenti (purché prima casa) e con un quoziente familiare massimo di 15mila euro che hanno effettuato la comunicazione nel 2023 hanno diritto a una detrazione del 90%, anch’essa destinata a scendere al 70% l’anno prossimo e al 65% nel 2025. Restano in vigore tutti gli altri bonus: l’Ecobonus si spalma sui dieci anni, mentre per quanto riguarda il Sismabonus il rimborso si ottiene in cinque anni. In vigore anche il Bonus Ristrutturazione, nella misura del 50% in dieci anni su un tetto di spesa massima di 96mila euro. Tutte queste misure scenderanno, salvo cambiamenti al 36% su un tetto di 36mila euro nel 2025. Ultimo anno del Bonus Mobili, con detrazione massima ridotta a 5mila euro in 10 anni invece degli attuali 8mila, mentre durerà fino al 2025 il Bonus Barriere architettoniche, con tetto fino a 50mila euro e una detrazione del 75% in 5 anni.

Ma il Superbonus, alla fine, è un affare? Alla fine del mese scorso ha raggiunto il 3,5% degli edifici, 425mila dei 12,1 milioni censiti dall’Istat. Poiché il credito d’imposta si giustifica solo col miglioramento di almeno 2 classi energetiche, pari a un calo medio dei consumi del 30%, il risparmio della bolletta energetica generato da una spesa di 86 miliardi di euro sarà mezzo miliardo l’anno: il consumo di energia delle famiglie quest’anno varrà infatti circa 50 miliardi. Di questo passo rientreremo nei costi tra un secolo e mezzo.

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