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L'appello
23 Ottobre 2023 - 14:33
Fonte: depositphotos
Colleziona reati e condanne da quasi mezzo secolo ed è passato dal carcere alle case lavoro e alle comunità: «Non riesco a controllarmi» si è giustificato l'uomo, 64 anni ancora da compiere e una lunga serie di atti osceni in luoghi pubblici alle spalle. «Per questo dovete darmi la castrazione chimica» ha chiesto ai giudici durante l'ultimo processo di qualche giorni fa, in cui è stato assistito dall'avvocato Maurizio Pettiti.
All'uomo è stato diagnosticato un "disturbo antisociale di personalità" , confermato da una serie di episodi: a settembre 2021, per esempio, era in permesso per incontrare lo psichiatra e lungo il tragitto ha esibito le sue parti intime a due minori in un parco giochi di Ciriè. Dalla casa di cura era passato quindi al carcere di Alba (Cuneo), nella sezione casa lavoro.
Aveva patteggiato poi 7 mesi di reclusione, con il giudice si era riservato la decisione. Dieci giorni dopo, perquisendo la sua camera nella struttura sanitaria, gli sono state trovate oltre 30mila foto pedopornografiche e al processo aveva patteggiato 2 anni di reclusione. Lo psichiatra Giorgio Gallino aveva concluso sulle condizioni del 64enne: «La storia clinica e la letteratura scientifica dimostrano come la terapia farmacologica pur somministrata per lungo tempo non abbia mostrato alcuna utilità nel modificare i suoi tratti di personalità antisociale. Anche rispetto alla possibilità di impedire il reiterare reati sessuali, la cura psicofarmacologica è inutile».
Eppure, quando l'uomo ha chiesto la castrazione chimica per "risolvere" il suo problema, gli è stato risposto che «in Italia non è possibile ricorrere a questa forma di inibizione, se non per motivi oncologici - riporta l'avvocato Pettiti - Ha già fatto tutte le misure di sicurezza previste dal codice, il suo è un ergastolo bianco. Lo stato ne esce sconfitto perché non trova rimedio a casi così tristi».
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