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LA STORIA
01 Novembre 2023 - 17:02
Eleonora Smiroldo insieme al figlio Tommaso
Stava male da giorni, Eleonora Smiroldo, 38 anni. Faceva fatica a respirare, era gonfia, ma quando si lamentava del senso di malessere nessuno le credeva. «Mi dicevano che non sopportavo i fastidi legati alla gravidanza» racconta la donna, una settimana dopo l’operazione che ha salvato la vita a lei e al suo bambino.
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In realtà la donna più che un fastidio, conviveva con una rara forma di tumore cardiaco benigno. «Per due giorni mi hanno detto che non era nulla, poi finalmente una ginecologa mi ha ascoltata e da lì ha deciso di farmi una visita approfondita» racconta ancora Eleonora. «Era l’una e mezza di notte». Una volta capito quello che stava succedendo, la macchina sanitaria si è subito attivata per prendersi cura di mamma e bambino. «Avevo ragione, ma è stata una magra consolazione» commenta con un sorriso amaro la neo mamma.
L'arrivo in ospedale
Eleonora è arrivata nella notte all’ospedale Maria Vittoria in gravi condizioni con difficoltà respiratorie ed è stata sottoposta ad alcuni esami approfonditi, che hanno evidenziato una massa benigna all’interno del cuore. Il tumore occludeva la valvola mitrale «determinando un danno importante alla contrattilità del cuore stesso, mettendo a rischio la vita della donna e quella del nascituro» spiegano da Città della Salute. «Avevo fatto degli elettrocardiogrammi in passato, ma non avevano mai dato esiti particolari» racconta la donna. Poche ore dopo, la paziente è stata trasferita presso la Cardiochirurgia dell’ospedale Molinette.
Il doppio intervento: cesareo e cuore
«Dopo un confronto multidisciplinare, e in tempi brevissimi» è stata allestita la sala operatoria per poter affrontare contemporaneamente i due delicatissimi interventi: il taglio cesareo per far nascere il neonato ed immediatamente dopo l’intervento cardiochirurgico. Così, dopo la nascita di Tommaso, Eleonora è stata messa in circolazione extracorporea, «un macchinario artificiale che consente di ossigenare e pompare il sangue in circolo durante la fase centrale dell’intervento che viene eseguito a cuore fermo» spiegano ancora i medici. Alla fine della procedura il cuore ha ricominciato a battere e la valvola mitralica ha ripreso a funzionare.
"Grazie alla prima ginecologa che mi ha ascoltata"
L’operazione ha coinvolto varie équipes della Città della Salute di Torino: cardiochirurghi, ginecologi, anestesisti, cardiologi, neonatologi, ostetriche, perfusionisti ed infermieri. L’intervento cardiochirurgico per rimuovere la massa cardiaca benigna è stato eseguito con una tecnica mininvasiva dalla dottoressa Cristina Barbero, coadiuvata dal professor Antonio Loforte (dell’équipe del professor Mauro Rinaldi). Ma è la ginecologa del Maria Vittoria, Marta Sestero, che Eleonora vorrebbe ringraziare prima di tutti. «È stata la prima che mi ha ascoltato e ha capito che qualcosa non andava».
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