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Automotive e politica
06 Novembre 2023 - 06:00
Saranno in piazza, questa mattina, davanti al municipio di Grugliasco i lavoratori della Lear, mentre nello stabilimento si terrà uno sciopero di quattro ore. Sciopero, proteste e uno stato di agitazione permanente perché sono 300 su 430 dipendenti totali gli esuberi annunciati dall’azienda. E il caso Lear è una dimostrazione lampante di come le strategie - o le difficoltà - di Stellantis ricadono direttamente sull’indotto.
La Lear di Grugliasco, difatti, che è parte di una corporation americana che risulta comunque al 147° posto di Fortune 500, produce sedili e sistemi elettronici, con Maserati come monocomittente. In pratica, lì a Grugliasco, si producevano i sedili per Quattroporte, Ghibli e il suv Levante, tutti modelli che hanno abbandonato lo stabilimento già messo in vendita da Stellantis, anche a causa del calo delle vendite. Per dare una idea, vale quanto aveva detto negli scorsi giorni Antonino Inserra, responsabile Cgil Fiom per la Lear: «La produzione passata dai 55 veicoli al giorno prodotti in media fino a oggi ai 35 di novembre, fino ai forse 20 che si produrranno nel 2024». Al momento il gruppo sta cercando di ottenere le commesse per i nuovi veicoli elettrici di Maserati, che saranno prodotti a Mirafiori, ma l’appalto deve coinvolgere anche tutti gli altri stabilimenti europei della corporation.
E così, a ottobre sono scaduti gli ammortizzatori sociali, mentre entro fine anno scadrà la cassa integrazione straordinaria. Servirebbe una bozza di piano industriale, basato sulle nuove produzioni, ma al momento non è possibile. Secondo Inserra, «in questo Paese nessuno chiede conto a Stellantis dei volumi di produzione, e se a Torino non si producono altre auto l'indotto automotive continua a pagarne il prezzo principale».
Ci sono infatti altri casi. A ottobre era scattata la cassa integrazione, per un giorno alla settimana, alla Cornaglia, per componentistica mezzi agricoli e Tir; nello stesso periodo, due settimane di cassa per la Martur, sempre a Grugliasco, che fa sedili per la 500 Bev, la cui onda produttiva ha rallentato e l’auspicato traguardo delle 100mila vetture all’anno è divenuto un miraggio, con turni di cassa in tutta Mirafiori, che proprio oggi tornerà al lavoro: la media produttiva di 400 auto al giorno dovrebbe scendere addirittura a 100 nel mese di dicembre. A Venaria, poi, c’è la spina Magneti Marelli, che si prepara a chiudere lo stabilimento per delocalizzare a Caivano e in Polonia.
E infine una crisi, che magari non riguarda l’indotto auto, ma di cui si parla poco ed è quella di tutto il gruppo ex Ilva: il Piemonte è la terza area italiana per la presenza di Acciaierie d’Italia con i due stabilimenti di Racconigi e Novi Ligure, per un totale di 600 addetti. La produzione però viaggia a singhiozzo, denunciano dalla Fiom, annunciando la richiesta di un incontro alla Regione Piemonte. «La nostra sensazione è che l’azienda sia in disarmo» dicono.
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