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Automotive
06 Novembre 2023 - 14:29
Doveva essere il giorno della ripartenza dopo undici giorni di cassa integrazione, quello della speranza di tornare a correre. Invece, alle Carrozzerie di Mirafiori, l’unica “scossa” pare essere stata quella dovuta alle temperature dello stabilimento, che ha portato gli operai che lavorano al montaggio della 500 Bev a incrociare le braccia per mezz’ora. Uno sciopero “per freddo” che la Rsa della Fiom Cgil ha commentato chiedendo che “l'azienda ripristini le condizioni di salute e sicurezza necessarie alla tutela dei lavoratori, onde evitare l'estensione del conflitto”. E che in qualche modo appare come il segno di un cambio di clima (al di là del termometro) nelle relazioni tra i lavoratori e Stellantis.
La tensione – spiega chi ha contezza del “sentiment” all’interno dello stabilimento Torinese – sta crescendo. Anche perché i piani di rilancio più volte promessi, al momento, sono relegati al piano degli annunci. Tanti. Come i rinvii dei famosi incontri cruciali con il governo, che tanto si è speso finora (a parole), senza però riuscire a portare a casa un risultato concreto. Mirafiori, dunque, mentre si rincorrono voci secondo cui l’obiettivo non sarebbe più fissato a 100mila 500 elettriche all’anno, ma a 100 al mese, trema. Per il freddo e per i timori, condivisi con tutto l’indotto, di finire a recitare la parte di ultima provincia di un impero che ha sempre di più la testa, il cuore – e le braccia – dall’altra parte delle Alpi. Una fotografia realistica dello stato dell’arte è quella relativa al numero di modelli prodotti in Francia e nello Stivale. Sino al 2022, infatti, la produzione è risultata comparabile, ma attualmente sono previsti 13 veicoli, tra il 2024 e il 2026, nei siti italiani, contro i 24 che saranno prodotti in Francia.
Numeri che spaventano e rendono ancor più tesa una situazione già complicata, con gli operai che osservano ciò che accade oltreoceano, dove con un durissimo sciopero durato settimane i sindacati sono riusciti a ottenere aumenti salariali importanti. Qui, in gioco, non c’è lo stipendio, ma la sopravvivenza stessa della Fabbrica come l’abbiamo conosciuta. E di grandi proteste (per il momento) non si parla. Anche se il clima, a quanto pare, sta cambiando. Con il termometro della frustrazione e della rabbia che si muove in maniera inversamente proporzionale alla colonnina di mercurio.
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