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Stellantis taglia: 1 su 3 è di troppo. E ora cosa succede?

Mail a 15mila lavoratori. Le reazioni dei sindacati, ma in fabbrica in centinaia hanno detto sì

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A ottobre Stellantis aveva raggiunto una intesa con i sindacati per 2mila esodi volontari, circa. Si trattava di quei dipendenti vicini alla pensione, ai quali veniva offerto un piano spalmato su circa cinque anni per lasciare volontariamente il lavoro: integrazione della Naspi - l'assegno di disoccupazione - pagamento dei contributi, TFR e una somma a titolo di incentivo. Cifre che vanno dai 75mila ai 100mila euro - l'ultima cifra è relativa a un "aggiornamento" dell'incentivo arrivato nei giorni scorsi per i dipendenti di Melfi - per ogni lavoratore. Ma adesso, il Gruppo ha deciso di allargare questo piano, arrivando a coinvolgere circa 15mila lavoratori, indicando loro l'uscita con una mail. Ma cosa sta succedendo?

Per capire, bisogna analizzare bene questa ultima fase. La mail è comparsa nelle caselle di posta di circa 15mila lavoratori in tutta Italia tra le 21.20 e le 21.30 del 3 novembre, un venerdì. L'intestazione era "Costruisci il tuo futuro". In pratica, il Gruppo offre incentivi alle dimissioni volontarie anche a quei cosiddetti "lavoratori forti", molto spesso impiegati, quindi non solo gli operai in linea ma capi reparto, progettisti, dipendenti degli Enti Centrali. Si tratta di persone che hanno spesso già una trentina d'anni di contributi, ma sono ben lontani dalla pensione. A loro, vengono offerti tre mensilità, l'indennità di mancato preavviso e le tutele di legge - ossia la Nasti, che è pagata dal sistema previdenziale italiano. Si tratta di piani individuali, studiati per ogni dipendente, che possono arrivare a 120mila euro. L'offerta scade il 31 dicembre. 

Una comunicazione, scritta nelle migliori forme dell'offerta di nuove opportunità, che ha preso di sorpresa sia i sindacati sia i dirigenti del Gruppo. A quanto si sa, a Mirafiori - dove, agli Enti Centrali, è già in vigore da tempo sia il lavoro agile sia la settimana cortissima, con appena tre giorni in presenza in ufficio - sono già 500 i dipendenti che hanno detto sì.

Ma cosa accadrà a questi lavoratori? Data l'età, il ruolo e le competenze, per loro è prevista la possibilità di essere ricollocati in aziende del Gruppo, con l'eccezione di Ferrari e Cnh, probabilmente attraverso percorsi di formazione interna. L'obiettivo del Gruppo rimane quello, già fatto capire da Carlo Tavares quando parlò di età media alta a Mirafiori e nel resto d'Italia, di svecchiare la forza lavoro e aprire all'ingresso di nuove competenze e professionalità. 

Per la Fiom, però, questa politica di esodi - e di nuovo ricorso alla cassa integrazione - è dovuta al calo della produzione - e delle vendite - "ed è evidente che l’azienda ne vuole scaricare gli effetti sulla componentistica" dice Giorgio Airaudo della Fiom, definendo l'offerta Stellantis "una sorta di licenziamento fai da te: visto che gli incentivi proposti sarebbero stati elaborati singolarmente, tenendo contro dell’età e dall’anzianità contributiva di ciascun dipendente".

La verità che nessuno vuole dire, però, è questa: un dipendente su tre è ormai considerato di troppo. Questo per via della transizione all'elettrico: produrre un'auto elettrica comporta il 30% di personale in meno - e con altre competenze. Lo stesso sindaco Stefano Lo Russo, nell'intervista-forum in redazione la scorsa settimana, che assieme al governatore Alberto Cirio è protagonista di un "accordo riservato" sul futuro di Mirafiori con Carlos Tavares, l'ha confermato. "Ma non è solo una questione di Mirafiori o di Stellantis" ha detto.

"La decisione presa dall'Europa di passare all'auto elettrica porta inevitabilmente a un esubero strutturale di personale nelle industrie del settore - dichiara Luigi Paone, segretario generale della Uilm Torino -. Noi abbiamo firmato degli accordi per le uscite volontarie con Stellantis e le altre organizzazioni sindacali e per quanto ci riguarda valgono quelle intese. Che poi l'azienda adotti il modello francese nel relazionarsi con i lavoratori dando informazioni alle persone sulla propria posizione è senz'altro un metodo inusuale, ma non cambia la natura delle relazioni sindacali".

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