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IL CASO

Torino Capitale della Cultura, un dossier da 72 milioni

La proposta potrebbe allargarsi anche ai comuni della Città Metropolitana

Torino Capitale della Cultura

Torino Capitale della Cultura

Sarà l’euforia delle Finals, che si porta dietro quel brulicare incessante di turisti e campioni che firmano autografi. O sarà per l’orgoglio che Torino ha sempre nutrito verso il mondo della cultura e che, ogni anno, sfoga nei giorni del Salone Internazionale del Libro. Oppure, semplicemente, la città ci ha preso gusto a stare sotto la calda luce dei riflettori. Sia come sia, è un dato di fatto che quando il sindaco Stefano Lo Russo ha accennato al lavoro che l’amministrazione sta portando avanti per creare il dossier di candidatura per Torino Capitale della Cultura 2033, l’entusiasmo è esploso. Il giorno dopo tutti i giornali della città hanno celebrato in prima pagina “Torino Capitale della Cultura”. Leggerlo è stato un brivido, anche per chi non aveva ben chiaro di cosa si trattasse. L’obiettivo poi appare lontanissimo. Ma dieci anni - ci spiegano gli esperti - in termini organizzativi non sono molti. È questo il momento di iniziare a costruire basi solide.

«È ora di formare un comitato autorevole che cominci a lavorare al dossier» conferma l’assessore comunale alla Cultura Rosanna Purchia. L’anno prossimo infatti il governo renderà pubblico il bando per conto dell’Unione Europea. Per quel giorno la candidatura di Torino dovrà già essere pronta nei suoi tratti fondamentali. Posto che le condizioni di gara non sono ancora state rese note, sono due gli elementi fondanti su cui si basavano i bandi delle passate edizioni: la partecipazione diretta dei cittadini alla programmazione e la dimensione europea del progetto. La candidatura poi si articola poi in base al numero di cittadini coinvolti. Per Matera, era stato concordato un budget di 90 euro pro capite, per un valore complessivo del progetto stimato in 55 milioni. Nel caso di Torino - posto che le condizioni di base siano le medesime - si ipotizza una candidatura del valore complessivo di 72 milioni. Cifra che potrebbe anche lievitare se, come si ipotizza, il dossier dovesse allargarsi e coinvolgere anche i Comuni della Città Metropolitana e, di conseguenza, un numero maggiore di abitanti.

«Da esperto credo che non abbia senso fare un progetto che coinvolga la sola città di Torino» commenta Paolo Verri, autore della candidatura e vittoria di Matera nel 2019. «Sarebbe meglio che il dossier includesse i comuni dell’area metropolitana, de minimis» spiega l’ex direttore di Matera Capitale della Cultura e già direttore del piano Strategico di Torino e Atrium. Un consiglio che sicuramente verrà preso in considerazione da parte dell’amministrazione. Quanto meno dall’assessore Purchia, che ha già fatto sapere di aver avviato dei colloqui informali con Verri in vista della stesura del dossier. «Si è reso disponibile pro bono per dare una mano» conferma Purchia, ma lui glissa e si dice «non disponibile per svolgere questa attività».

I passi che porteranno Torino verso la candidatura sono ancora molti e anche i profili dei protagonisti di questa impresa non sono definiti. Quel che è certo è che la città della Mole ce la metterà tutta per rendere onore al concorso ideato da Melina Merkouri, ex ministro della cultura della Grecia, nonché attrice teatrale di primo piano. L’idea di istituire il premio le venne dopo una riunione organizzata con i ministri della cultura dei dieci Stati membri dell’Ue, durante la prima presidenza greca del Consiglio. Era il 1983. Fu il primo esempio di quelle che sarebbero diventate le riunioni periodiche dei ministri della Cultura e che continuano ancora oggi.

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