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30 Novembre 2023 - 09:30
Il prefetto Donato Giovanni Cafagna e il ministro Matteo Piantedosi
Il sindaco Stefano Lo Russo aveva scritto lettere e lanciato appelli al ministro dell’Interno: «Venga a vedere la situazione di Torino». Ieri Matteo Piantedosi ha risposto all’invito: non ha visitato Barriera di Milano, né ha parlato con i commercianti del centro o gli imprenditori della collina, vittime di un’ondata di spaccate, furti e rapine. Ma ha partecipato alla riunione del Comitato sicurezza in prefettura e ha promesso «un doveroso occhio di riguardo per Torino e la sua provincia». E ha assicurato che, entro fine 2023, «avrete una dotazione aggiuntiva netta di circa 240 unità fra le tre forze di polizia».
Quindi gli organici di carabinieri, polizia e guardia di finanza saranno potenziati: una risposta a quanto segnalato dai sindacati e dallo stesso Lo Russo, che hanno sottolineato più volte la mancanza di «almeno 500 poliziotti». I numeri non tornano «ma è un inizio», come concede il sindaco. Che ringrazia Piantedosi: «C’è un clima di collaborazione con l’unico obiettivo di migliorare la sicurezza dei torinesi».
Riprende il ministro: «E’ previsto anche un incremento della dotazione del contingente militare del progetto “Strade sicure” grazie alla legge di bilancio. Continueremo a tenere alta l’attenzione e io ritornerò: i problemi di sicurezza sono oggettivi». E vanno dalla periferia alla collina, come raccontano le cronache di questi giorni.
«Il comitato per l’ordine pubblico serve proprio a seguire l’evoluzione dei fenomeni e fare una mappatura - prosegue Piantedosi -. Per esempio, insisteremo con le attività ad alto impatto contro lo spaccio di droga, anche attingendo ad altre questure: l’obiettivo è dare l’idea che lo Stato c’è. Poi abbiamo parlato di tanti altri temi, dalle questioni al confine con la Francia agli altri progetti su Torino». Come quelli legati al Pnrr: «Non si possono tagliare i progetti che riqualificano le periferie» mette le mani avanti Lo Russo. Che poi cita questioni meno torinesi e più legate alla provincia, dalle difficoltà della Procura di Ivrea alle infiltrazioni della ‘ndrangheta. Poi i migranti, il Cpr da riaprire, il sovraffollamento delle carceri e il Daspo urbano, proposta partita dalla Regione per allontanare i criminali dai luoghi in cui hanno commesso i reati: «Può dare una risposta ai torinesi» conclude Fabrizio Ricca, assessore regionale alla sicurezza.
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