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IL TAV

Torino-Lione, il maxi cantiere che vale quasi 5 miliardi

Via al cantiere del tunnel di base del Moncenisio. E’ previsto l’impiego di due frese e circa 700 lavoratori

Tav, tunnel di base

Tav, tunnel di base

Un giorno storico. Epocale. Gli aggettivi si sprecano. Sicuramente, l’avvio del cantiere del tunnel di base della Torino-Lione porta con sé un forte valore simbolico. Sono passati oltre trent’anni infatti dall’avvio del progetto di scavare un varco nel Moncenisio e ora - «finalmente» sussurrano molti all’interno del tunnel - partono i lavori.

Il progetto
Complessivamente si tratta di 57,5 chilometri di scavo. Dodici e mezzo dei quali in territorio italiano, in direzione Susa. La cerimonia di avvio del maxi cantiere ha inizio all’ingresso del tunnel di Chiomonte (la discenderia) e i lavori proseguiranno con lo scavo della seconda galleria, la Maddalena 2, che sarà lunga circa due chilometri. Tra un anno poi arriverà la fresa, il cui collaudo è in programma per il 21 dicembre in Germania. «Ora chiudiamo la fase di programmazione e passiamo alla costruzione vera e propria» commenta Maurizio Bufalini, direttore generale di Telt, promotore pubblico binazionale partecipato al 50% dall’Italia, attraverso Ferrovie dello Stato Italiane, e al 50% dalla Francia attraverso il ministero della Transizione ecologica. «Questo è il tunnel più lungo del mondo, quindi è un cantiere difficilissimo, che ci porta a sfide importanti, sia da un punto di vista tecnico sia costruttivo sia ambientale e di sostenibilità, perché questi cantieri devono essere realizzati nel miglior modo possibile e devono essere un modello» conclude Bufalini. 



Opere e ricadute
Il raggruppamento binazionale Uxt, composto da Itinera (mandataria), Ghella e Spie Batignolles, che si è aggiudicato il miliardo di lavori in Italia, dovrà realizzare i due tubi della galleria ferroviaria fino a Susa per cui è previsto l’impiego di due frese e circa 700 lavoratori. Le ricadute economiche sono stimate in circa quattro miliardi e 700mila euro. Vale a dire quattro volte l’investimento iniziale. Le nuove imprese sono subentrate al cantiere di Chiomonte dopo che, a novembre, è terminato il contratto per la realizzazione delle nicchie all’interno della galleria Maddalena 1, necessarie per la logistica dei mezzi che devono raggiungere la quota a cui si scaveranno le due canne del tunnel di base. «Nel 2018, 50mila persone sono scese in piazza a Torino per rivendicare la necessità di realizzare quest’opera» commenta il presidente della Regione Alberto Cirio. Opera il cui processo di realizzazione è «irreversibile» sottolinea ancora Cirio. «Parola che deve riecheggiare nella valle» aggiunge il presidente. Perchè è «bene ascoltare tutti, ma poi si decide e si fanno accadere le cose» conclude Cirio e pensa anche alla Lisbona-Kiev e alla Genova-Rotterdam.



Emissioni “zero”
L’obiettivo è quello di rendere il cantiere di Chiomonte a “emissioni zero”. «Nella commedia degli equivoci in cui la politica a volte si avvita, noto che chi si oppone a questa opera lo fa per ragioni ambientali» sottolinea il sindaco della Città metropolitana Stefano Lo Russo, alla cerimonia del cantiere. «Noi dobbiamo spostare il traffico dalla gomma al treno: non c’è un mezzo più ecologico» conclude Lo Russo. In ogni caso, «un record questo cantiere lo ha già ottenuto: quello di essere il più contestato d’Italia» conclude con un sorriso amaro il sindaco di Chiomonte, Roberto Garbati.

La polemica
Nemmeno il tempo di posare le forbici del taglio del nastro, che volano gli stracci tra Pd e M5s. I dem accusano i grillini di aver smesso di essere credibili come forza no-tav «quando il presidente del consiglio Giuseppe Conte diede il via libera alla prosecuzione dell’opera insieme al vicepresidente Matteo Salvini». Immediata la replica dei pentastellati che, ricordando quella votazione in Senato nel 2019, che ha portato di fatto alla caduta del governo. «Su cinque mozioni presentate dalle forze politiche, l’unica contraria all’opera era quella del M5s, la sola ad essere stata bocciata» rimarcano gli onorevoli piemontesi Antonino Iaria, Pirro e Chiara Appendino. «Cosa ci sia oggi da festeggiare, francamente, non l’abbiamo compreso» chiosa la capogruppo regionale M5S Piemonte Sarah Disabato.

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