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La crisi dell'automotive

Stellantis, Tavares è durissimo con il governo. Cosa ha detto?

Il ceo replica al ministro Urso che vuole un altro produttore in Italia: "Ci saranno conseguenze"

tavares stellantis gn

Carlos Tavares non le manda a dire al governo: le insistenze del ministro Adolfo Urso sulla possibilità di attrarre un nuovo costruttore in Italia - condivise anche da sindacati, artigiani e via dicendo - non sono piaciute molto all'amministratore delegato di Stellantis che da Atessa, dove ha visitato lo "stabilimento dei record", ha mandato quello che si potrebbe definire un avviso ai naviganti.

Tavares ha parlato dallo stabilimento Sevel, quello dei veicoli industriali e commerciali, un segmento che ha decisamente premiato il Gruppo quest'anno, con crescite nelle vendite e nella quota di mercato e che genera un terzo dei ricavi netti del gruppo. Uno stabilimento dal "futuro radioso", ha detto, ma il discorso è andato ovviamente ai destini di altre fabbriche, Mirafiori in primis. Dove sta per tornare la cassa integrazione e dove la produzione è stata rallentata, nonostante le premesse - e le promesse - dei mesi precedenti. "Noi vogliamo raggiungere il traguardo di un milione di veicoli prodotti, ma dobbiamo avere sostegni alla produzione - ha detto Tavares -. Bene che il governo lanci gli incentivi a febbraio, lo ringraziamo, ma abbiamo perso nove mesi. Se avessimo avuto subito gli incentivi che chiedevamo da mesi, Mirafiori avrebbe prodotto di più".

Il ceo di Stellantis sostiene che il dialogo con il governo - al Tavolo dell'Automotive - è costante e va avanti, ma "l'Unione Europea ha deciso che noi costruttori dobbiamo sostenere i costi extra dell'elettrico, il 40% in più, però ha aperto  ai costruttori cinesi n Europa e loro hanno un vantaggio competitivo già del 30%”. E qui si viene al punto delicato: se il ministro ha parlato della necessità di un secondo grande costruttore - lui pensa alla cinese BYD - Tavares replica che "siamo pronti a lottare, ma bisogna anche pensare alle conseguenze di questa lotta. Noi vogliamo proteggere gli stabilimenti italiani, siamo pronti a competere. Poi vedremo se sarà stata una decisione positiva per l'Italia. Vuole un altro costruttore? Lo faccia. Ma se la competizione sarà molto dura bisognerà guardare alle conseguenze" ha affermato.

A margine, al manager portoghese è stato chiesto anche un commento alle parole della premier Giorgia Meloni, che ieri aveva detto di non accettare "lezioni di italianità da chi ha portato la Fiat all'estero", riferendosi in particolare a un giornale del gruppo Gedi. "Non è corretto verso i nostri 40mila dipendenti. Noi vogliamo offrire una mobilità pulita all'Italia e cosa otteniamo? Critiche".

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