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L'attacco di Calenda
22 Gennaio 2024 - 10:30
Cari fornitori, venite a investire con noi in Marocco. Questo il contenuto di una nuova lettera che Stellantis ha inviato ai suoi fornitori italiani, dopo quella firmata da John Elkann e Carlos Tavares che invitava a scoprire l'oriente e in particolare l'India. Costi inferiori, ottime possibilità di incrementare il business, accompagnando l'importante investimento del Gruppo, al quale soprattutto potranno praticare i prezzi più bassi più volte richiesti.
A parlare di questa lettera è l'ex ministro e ora leader di Azione Carlo Calenda, in una intervista al Messaggero. "Sono in possesso di una lettera che Stellantis ha inviato ai fornitori italiani, decantando le opportunità di spostare gli investimenti in Marocco. La fuga dall’Italia continua sempre più" ha detto, spiegando anche di avere "le prove che il Gruppo sta preparando grandi investimenti in Marocco".
Le prove di Calenda, va detto, sono note dall'anno scorso: il Gruppo ha un importante stabilimento a Kenitra, vicino a Rabat. In precedenza era fabbrica marchiata Peugeot e difatti da lì usciva la versione entry level della 208 per il mercato africano. A ottobre 2023, la decisione di ampliare la fabbrica, dotandola di una seconda piattaforma e destinandola anche alla produzione di vetture elettriche, un progetto da 300 milioni di euro. E d'altra parte, già a luglio il ceo di Fiat, Olivier Francois, aveva confermato che la nuova Topolino - il quadriciclo elettrico gemello della Citroen Ami - sarebbe stato prodotto a Kenitra. Come dire, niente di nuovo sotto il sole, tranne che per Calenda.
Il quale, con un breve passato manageriale in Ferrari sotto Luca Cordero Montezemolo, porta avanti la sua battaglia perché l'auto italiana resti, per l'appunto, italiana. "Di italiano, l'ex Fiat non ha più nulla, chiede solo incentivi - dice Calenda -. La fabbrica di Grugliasco è stata messa in vendita, l'avevo inaugurata da ministro insieme a Marchionne. La realtà è che i francesi sono pronti con l'auto elettrica, di quelli italiani sono uno è al passo con i tempi. Le fabbriche italiane, a cominciare da Mirafiori, si vanno desertificando".
E poi, dopo aver ricordato di aver chiesto al governo di esercitare il Golden Power - ossia il veto governativo alla vendita di imprese strategiche per l'Italia - sulla Magneti Marelli, il leader di Azione chiede all'esecutivo Meloni di "convocare John Elkann, perché dia spiegazioni".
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