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La strategia di Tavares

Hotel 5 stelle e meno tasse, così Stellantis porta le fabbriche in Marocco I DOCUMENTI

Miliardi dal governo marocchino e l'aut aut di Tavares ai fornitori: "Dovete tagliare i prezzi del 40%"

Hotel 5 stelle e meno tasse, così Stellantis porta le fabbriche in Marocco I DOCUMENTI

L'indirizzo è Plage Val d'Or, ossia spiaggia della valle dorata, ed è un cinque stelle con tutti i comfort e la vista mare. E' il Conrad Hotel di Rabat, in Marocco, ossia la destinazione scelta da Stellantis nel suo invito ai propri fornitori, per una full immersion - una specie di vacanza-studio - nel paese nordafricano allo scopo di valutare le possibilità di investimento. Dopo l'Asia, difatti, è il Marocco il luogo scelto dal Gruppo di John Elkann per aumentare i propri investimenti e soprattutto ottenere quella riduzione di prezzo dei componenti che abbasserebbe il costo della produzione dell'auto elettrica. Vediamo cosa succede.

Della lettera ha parlato l'altro giorno il senatore ed ex ministro Carlo Calenda - da ministro, ha inaugurato lui la fabbrica Maserati a Grugliasco, con Marchionne, ora chiusa è messa in vendita - e anche il ministro Urso ha letteralmente invitato, come riferisce il Corriere della Sera, il ceo Tavares a confermare o smentire la volontà di investimento in Marocco. Nella realtà, il Gruppo ha da tempo una fabbrica a Kenitra dove nascono quattro modelli Peugeot e ora la Fiat Topolino. L'intenzione, nota da mesi, è di investire 300 milioni di euro per raddoppiare le piattaforme e farne una base dell'elettrico.

La "vacanza studio" di due giorni si è tenuta a novembre, a leggere le date del programma marchiato Stellantis, con cena di benvenuto, cocktail e presentazione delle attività di Stellantis, poi visita allo stabilimento di Kenitra e incontri B2B, ossia faccia a faccia, con imprenditori e realtà locali sulle prospettive di investimento. Per tutti i partecipanti, l'opuscolo di 22 pagine preparato dal governo marocchino, con i punti fondamentali per allettare gli investitori stranieri.

Si comincia dal Pil triplicato in vent'anni, il basso livello di rischio sui titoli finanziari, poi il particolare sviluppo avuto proprio dal settore automotive - qui c'è anche Renault, oltre a 250 altre aziende - e la realtà del Marocco come primo esportatore di veicoli in Africa. L'obiettivo è arrivare a un milione e mezzo di veicoli prodotti e la decarbonizzazione della produzione tramite investimenti nel settore delle rinnovabili locali. Il Marocco ha creato un Fondo d'Investimento Industriale, a tal scopo, con una dotazione di 2 miliardi di euro.

E poi ci sono gli aiuti statali, fissati con la Lettera Reale che liberalizzava gli scambi e gli investimenti stranieri, togliendo le restrizioni per i non residenti in Marocco, i costi per lo spostamento di capitali e un accordo di protezione per gli investimenti siglato con una sessantina di Paesi. Nella Lettera Reale, che abbiamo potuto vedere, si cita "la soppressione della licenza d’esportazione, il rafforzamento del sistema d’ammissione temporanea, la rielaborazione e la flessibilità del Programma Generale delle Importazioni.  Attualmente, il 90% dei prodotti può essere importato liberamente; il tetto massimo dei dazi è fissato al 10% per i beni di equipaggiamento, i materiali e le attrezzature, così come per i loro accessori e pezzi di ricambio; inoltre per tali prodotti è stato soppresso il Prelievo Fiscale all’Importazione". E ancora, rielaborazione delle imposte - più convenienti, e eliminazione di vincoli nell'intermediazione del credito.

Poi, c'è la questione costo del lavoro. Il Marocco ha una ricchezza di 152mila laureati l'anno, anche in discipline tecniche, ma gli stipendi medi sono piuttosto bassi. Partiamo dalla considerazione che il dirham marocchino, ossia la moneta locale, vale oggi 0,092 euro. Secondo il sito indeed, lo stipendio medio di un ingegnere a Rabat  è di circa 1300 euro al mese, quello di un tecnico di circa 400 euro al mese. Un projetc manager vale 1500 euro al mese. Un cameriere arriva a 200 euro al mese.

Queste le prospettive che offre Stellantis. L'obiettivo d'altra parte è chiaro, come ha detto il ceo Carlos Tavares, parlando ad Atessa ieri, nello stabilimento Ducato. L'auto elettrica è al momento "inaccessibile al ceto medio", "con gli incentivi nove mesi fa Mirafiori avrebbe prodotto di più", ha dichiarato Tavares. E soprattutto ha sintetizzato - impossibile fraintendere, lo riferisce un giornale del Gruppo Gedi, ossia di Famiglia - "Stellantis sta facendo la sua onesta parte per ridurre i costi di trasformazione negli stabilimenti. I nostri fornitori dovranno ridurre i costi del 40% per rendere accessibili mezzi elettrici a tutti". Il come è un problema loro, evidentemente. Il Marocco - ma anche altri paesi low cost come l'India - è l'offerta del Gruppo.

Un carico da novanta buttato sul Tavolo (da poker) dell'Automotive, affrontando il governo a muso duro: "Vuole un secondo produttore? Faccia pure, ma ci saranno delle conseguenze" ha detto Tavares. 

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