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Il caso

Il poliambulatorio perde i pezzi, traslocano Cup e centro prelievi

Il progetto “ospedali di comunità” rischia di lasciare San Donato orfana dei servizi

Il poliambulatorio di via Le Chiuse

Il poliambulatorio di via Le Chiuse

Il progetto “ospedali di comunità” rischia di lasciare San Donato orfana dei servizi di prenotazione visite ambulatoriali - Cup - e prelievi, che da tanti anni sono offerti al pubblico all’interno del poliambulatorio di via Le Chiuse 66. La causa? La prossima apertura, dopo lavori che sono iniziati lo scorso giugno, di una “casa di comunità” presso la stessa sede del poliambulatorio di via Pacchiotti 4, nel quartiere Parella.

L’intervento, a ben vedere, consentirebbe il ripristino delle funzioni che il poliambulatorio di via Pacchiotti garantiva già da prima che il progetto - foraggiato dai fondi Pnrr - nascesse: sportello amministrativo e centro prelievi. Le stesse funzioni, però, le farebbe perdere all’ambulatorio di via Le Chiuse e, di conseguenza, agli abitanti di San Donato.

È questo ciò che emerge dall’ultima convocazione di ieri della Quarta commissione alla Sanità ed i Servizi Sociali in Circoscrizione 4, dopo la panoramica sullo status dei lavori fatta dal direttore dell’Asl distretto Nord-Ovest, Carlo Romano. Le strutture previste nel distretto nord-ovest dell’Asl torinese sarebbero tre. Un ospedale di comunità e due case di comunità: quella di via Pacchiotti - con target di realizzazione primavera 2026 -, e quella di strada Villar Dora 220, nell’ex-Antonetto - in strada nel quartiere Lucento, il cui completamento è previsto già per la fine di questo anno.

Le case di comunità diventeranno, così, un luogo di accesso dei cittadini ai servizi sanitari primari, come previsto dal decreto ministeriale Dm 77/2022, che definisce nuovi modelli e standard in ambito di sanità territoriale. Nella fattispecie il rafforzamento della rete sanitaria territoriale, dando vita ad un sistema sanitario su più livelli: centrali operative territoriali, connettore tra i servizi territoriali/ospedalieri ed emergenziali, ospedali di comunità - strutture di ricovero con un massimo di 40 posti letto e 30 giorni di degenza, con funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero - ed infine le case di comunità: il livello più prossimo ai cittadini.

Scopo di queste ultime vuole essere, infatti, quello di creare un ponte tra i cittadini, i servizi sanitari territoriali e centrali. In questa ottica, paradossalmente, il progetto creerebbe una falla in questo tessuto se non ascoltasse le esigenze cittadine.

«Via Le Chiuse, è un punto nevralgico per i servizi di medicina territoriale nella nostra circoscrizione», afferma il presidente alla 4 Alberto Re, «mantenere un centro prelievo e uno sportello amministrativo sarebbe essenziale per continuare a garantire un servizio ormai familiare per i cittadini che vivono a San Donato» continua. Lo spesso auspicio è fatto dal direttore Romano, che però specifica: «la decisione dipenderà dal numero di personale infermieristico a nostra disposizione».

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