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Montagna & Finanza
31 Gennaio 2024 - 13:30
Grandi manovre - e grandi voci - attorno ai nomi nobili della finanza italiana. Dopo l'impero Prada finito al centro di una colossale indiscrezione su una cessione per 6 miliardi a una cordata guidata da Chanel - ma gli analisti di Borsa incassano smentite e restano cauti -, il nome Agnelli torna a circolare con prepotenza e riguarda Andrea. L'ex presidente della Juve, sempre più distante dai destini di Exor, potrebbe riprendersi i beni di famiglia, o almeno una parte: nello specifico, il comprensorio turistico di Sestriere. Da cui, stando a rumors accreditati, arriva un profondo interesse per allargarsi e acquisire anche Bardonecchia, per il sogno di creare la "Aspen italiana". Il fondo inglese Icon, che ha rilevato Sestriere per un centinaio di milioni, avrebbe già avanzato le sue offerte per un "investimento importante".
La voce di un Andrea Agnelli interessato al settore della ricettività di lusso circola da tempo ed era stata rinfocolata dalla sua comparsa, sotto Natale, in quel di Bardonecchia, ufficialmente per una gara di sci della figlioletta. Le persone che lo avevano incontrato avevano spiegato questo particolare e detto di non essere al corrente di progetti di investimento a Bardo. Ma se il piano di Agnelli fosse appena qualche montagna più in là? Cerchiamo di capire meglio perché l'affare è possibile.
Sestriere come stazione sciistica nasce negli anni 30 del secolo scorso, con la realizzazione della prima funivia Alpette-Sises, con impianti della tedesca tedesca Bleichert, ma la progettazione di Vittorio Bonadè Bottino, l'ingegnere che in futuro disegnerà anche le iconiche torri circolari di Sestriere nonché lo stabilimento di Fiat Mirafiori. La nascita di una stazione sciistica di quel livello è assolutamente pionieristica: nel 1932 arriva il campo da golf e nel Dopoguerra le gare internazionali, antenate della Coppa del Mondo. La Famiglia ne detiene il controllo - al di là di un passaggio delle Torri sotto il Club Mediterranée - fino al 2006 quando la proprietà di quello che è ormai diventato il comprensorio della Vialattea passa alle famiglie Brasso e Perron Cabus. Giovanni Brasso è ancora oggi il presidente, ma l'anno scorso la proprietà è passata, per una cifra attorno ai 100 milioni di euro, a ICon Infrastructure Partners V, gestito da Icon Infrastructure LLP, fondo britannico specializzato in investimenti e gestioni.
E il capitolo fondi è importante per capire, nelle dinamiche di questa nuova economica, in che modo Andrea Agnelli potrebbe avere costruito la sua strategia. La chiave di tutto è la sua holding personale, la Lamse con sede in piazza Cln 255 a Torino, capitale sociale di 200milioni di euro, divisa fra il nipote dell'Avvocato Agnelli e sua sorella Anna (socio di minoranza).
Stando all'ultimo bilancio disponibile alla Camera di Commercio, Lamse - per inciso, il nome sta per La Mandria, dove Andrea abitava, e Sestriere - ha costituito due società semplici, la Diodo 1 e la Diodo2, la prima per sottoscrivere 336 quote B del fondo mobiliare "Fondo Italiano per l'Efficienza Energetica", la seconda per 300 quote di un altro fondo, istituito nel 2020, "ltalian Energy Efficiency Fund II", la cui partecipazione è stata incrementata nel corso del 2022. Riguardo le società su cui i fondi hanno investito, spicca la Plt Energhia Srlvenduta aEni Plenitudeper900 milioni di euro.
Inoltre, la Lamse partecipa alla società Investimenti Industriali S.p.A. e alla Liberty Zeta Limitet, inglese, attiva negli investimenti nel ramo luxury, in particolare tessuti e complementi. Una società, peraltro, comparsa nei Panama Papers.
In totale le partecipazioni in altre imprese di Lamse ammontano a 5 milioni e 858mila euro, comprendendo anche le assicurazioni Nobis, la Hicmobile Srl attiva nel settore del Mobile Advertising e quattro azioni privilegiate del Royal Park Real Estate S.p.A.
Nel corso del 2021 Lamse ha conferito i propri investimenti indiretti in un fondo di investimento lussemburghese (RAIF) istituito dalla Management Company Fondaco Lux S.A. e denominato “Lamse Alternative lnvestments RAIF”, deputato a investimenti alternativi da realizzarsi prevalentemente attraverso la partecipazione a fondi terzi. Un investimento di 12 milioni di euro, poi incrementato con l'acquisto di ulteriori quote, nel corso del 2022, fino a oltre 14milioni. Questo fondo in Lussemburgo, quindi, potrebbe essere lo strumento utilizzabile per investire in altri fondi, come è appunto Icon.
Dalla Colomion, la società che gestisce gli impianti di Bardonecchia, rispondono in maniera più seccata: "Ancora queste storie? Ne abbiamo cinque al giorno di voci così, in paese". Dunque, impossibile trovare delle conferme dirette. Ma è indubbio che la montagna piemontese sta cercando delle soluzioni per uscire dalla crisi dell'innevamento e puntare su una montagna più "sostenibile". Oltre agli investimenti della Regione Piemonte - che possiede parte degli impianti di innevamento - si cerca, dicono da Vialattea, altri partner commerciali.
La nuova strategia del settore luxury, inoltre, si sintetizza con il termine Medals, che è l'acronimo di Music, Entertainment, Digital, Arts, Lifestyle, Sport: quindi, musica, spettacolo, innovazione digitale e sport. Un esempio, per i grandi brand, è la sponsorizzazione di eventi musicali come i concerti, oppure sportivi. In questo senso, il possibile ritorno di gare di Coppa del Mondo di sci al Sestriere potrebbe essere lo scenario giusto, ma la disponibilità stessa di investimenti importanti di grandi nomi o brand potrebbe divenire la leva giusta per ottenere gli eventi. Una reciprocità che potrebbe essere remunerativa.
C'è da dire che, finora, gli investimenti di Andrea Agnelli - a parte la recente plusvalenza realizzata con il passaggio dei profumi di Dr Vrajens al colosso L'Occitane - sembrano orientati nel campo delle energie rinnovabili e della sostenibilità ambientale. Un punto di contatto, guarda caso, proprio con Icon che, tramite Icon Infrastructure - che già sostiene i progetti di EcoEridania -, ha acquisito Nva, una piattaforma di sviluppo, costruzione e gestione di impianti a energia rinnovabile con una pipeline di progetti in sviluppo nell'ambito dell'eolico, del solare e dell'economia circolare.
E la sfida per la montagna del futuro - un comprensorio come quello della Vialattea, fra impianti e sistemi di innevamento, è per forza di cose energivoro - passa attraverso sostenibilità e impegno sul fronte delle nuove energie. Come a dire, lo scenario sarebbe anche praticabile. Poi, dai rumors bisogna passare ai fatti.
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