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IL CASO
06 Febbraio 2024 - 07:00
Lo stabile di corso Regina 47
Un consiglio comunale acceso. Per non dire rovente. A tenere banco è Askatasuna. E mai come ieri pomeriggio sono apparse abissali le posizioni di maggioranza e opposizione. Due realtà che parlano lingue diverse, su posizioni che sembrano inconciliabili. Da un lato, il sindaco Stefano Lo Russo che sale sul pulpito e legge, «adagio», i passaggi della delibera che avvia il percorso per rendere il centro sociale un “bene comune” della città. «Mi pare che alcune polemiche siano frutto di una mancata lettura dell’atto» spiega e si rivolge a chi, nei giorni scorsi è sceso in piazza per manifestare contro il provvedimento della giunta. Ascoltano - pronte al contrattacco - le opposizioni in consiglio, che contestano il dialogo aperto con il centro sociale e ricordano come, una volta, lo stesso Lo Russo ironizzasse sull’utilizzo del regolamento Beni Comuni per legittimare l’occupazione della Cavallerizza Reale.
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La discussione poi si infiamma quando vengono fuori i verbali delle sedute del 2019. All’epoca Lo Russo guidava l’opposizione alla sindaca Appendino e di certo non risparmiava gli strali nei confronti delle occupazioni. «L’attuale sindaco denunciava pubblicamente la vicinanza, come un elastico, del Movimento 5 Stelle ai centri sociali e ai promotori delle battaglie no Tav a Torino» ricorda il capogruppo di Forza Italia Domenico Garcea e aggiunge: «Oggi assume le stesse posizioni politiche di Appendino, e disegna un pericoloso tratto di continuità e vicinanza con i centri sociali». L’operazione avviata sulla Cavallerizza veniva definita dall’allora capogruppo Lo Russo come «un precedente pericoloso» ricorda anche il capogruppo dei Cinque Stelle Andrea Russi e tira fuori i filmati di quando Lo Russo arringava Appendino in Sala Rossa. «Un modo fighetto per evitare i bandi pubblici, ma solo per alcuni. Così definiva allora il Regolamento Beni Comuni». La risposta di Lo Russo non tarda. Anzi appare minacciosa: «Qualora l’operazione su corso Regina Margherita dovesse andare a buon fine, siamo pronti a replicarla».
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Ma sulla parola “sgombero” che si incaglia più volte la discussione in aula. «Se gli attuali occupanti non andranno via da soli, come promesso da Lo Russo, a quel punto sarà urgente procedere con lo sgombero» l’invito del capogruppo della Lega e assessore regionale alla Sicurezza Fabrizio Ricca. Il sindaco risponde: «Ignoro, non mi compete e non entro nel merito del perché per 27 anni non sia avvenuto alcuno sgombero». Ed è uno strale diretto contro la prefettura. «I delinquenti sono coinvolti nel progetto» tuona il capogruppo di Fratelli d’Italia Giovanni Crosetto, promotore di una delibera popolare. «Stiamo andando incontro a un fallimento epocale. È gravissimo e vergognatevi» conclude Crosetto. Appare più cauto il capogruppo di Torino Bellissima Paolo Damilano, che invoca un maggiore coinvolgimento dei sindacati di polizia. Parole che incendiano di nuovo il dibattuto, quando il primo cittadino - ormai sui carboni ardenti - sottolinea come «mai da quando sono in Comune mi è capitato di assistere a un sindacato che rifiuta l’invito a un confronto con il sindaco». Mentre la maggioranza - ad eccezione di Silvio Viale - fa quadrato intorno a lui, la discussione prosegue lontana dai microfoni. «Non è finita qui...».
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