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Il caso

A processo il 44enne che ha ucciso la madre: «Una voce mi ha detto...»

Suo padre lo ha denunciato ai carabinieri dopo la morte dell'anziana

La famiglia nella casa di via Vittime di Bologna

La famiglia nella casa di via Vittime di Bologna

Quel sabato mattina, Gianluca Berardino è andato al chiosco a due passi dalla casa dei genitori, nei palazzi popolari di via Vittime di Bologna. E si è messo a giocare al calcio balilla, come sempre. Nel frattempo si è sparsa la voce che sua madre Mariuccia Godasso era morta. Quando qualcuno gli ha chiesto conferma, il 44enne avrebbe risposto così: «Sì, lo so». Per poi aggiungere, subito dopo: «Ho sentito una voce che mi diceva “Uccidi i tuoi demoni”».

Era il 27 maggio e inizialmente la fine della 75enne era stata archiviata come una caduta accidentale ma il quadro delle indagini ha subito un drastico cambiamento il giorno dopo, quando il marito della vittima si è presentato alla stazione dei carabinieri della Falchera. Pietro Berardino ha sporto denuncia contro suo figlio, accusandolo di maltrattamenti in famiglia, vessazioni ed aggressioni che sarebbero avvenute da tempo ma mai denunciate prima. Le dichiarazioni del figlio, che in contemporanea si è presentato in un’altra stazione dei carabinieri, hanno confermato i dubbi del padre: «Le ho dato un pugno - ha detto Gianluca Berardino ai militari - È morta per colpa mia».

Non ha chiarito il motivo della lite e, nel successivo interrogatorio come sospettato di omicidio, si è avvalso della facoltà di non rispondere (assistito dall’avvocato Antonella Delaurenti).
Secondo quanto raccontato dal padre, all’origine dei dissidi ci sarebbero stati motivi economici. Il figlio, ufficialmente senza fissa dimora ma che abitava saltuariamente con i genitori, era solito chiedere loro soldi di cui non avevano la disponibilità: la famiglia infatti versava in difficili condizioni economiche. A questo si sarebbero aggiunti i problemi del figlio 44enne, su cui si sono concentrate le indagini dei carabinieri e del pubblico ministero Antonella Barbera.

Ora Berardino si trova in una comunità, dov’è stato sottoposto a una perizia psichiatrica per chiarire la sua capacità di intendere e di volere al momento del fatto. Intanto è stato dichiarato in grado di affrontare il processo e per questo è stato rinviato a giudizio, con prima udienza il prossimo 13 marzo.

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