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PIEMONTE A SECCO

Allarme siccità: manca il 45% della neve, coltivazioni a rischio e Coldiretti accusa

Coldiretti Torino punta il dito: «Dal 2022 chiediamo interventi urgenti ma non è stato fatto nulla»

Le montagne della Val di Susa riprese dal Monte Triplex: la linea dell’innevamento naturale, vicina alle cime, è molto evidente

Le montagne della Val di Susa riprese dal Monte Triplex: la linea dell’innevamento naturale, vicina alle cime, è molto evidente

Alla montagna torinese manca il 45% della neve normalmente presente a febbraio. Una situazione sempre più drammatica che, senza un per ora inaspettato aiuto dal meteo, minaccia seriamente l’annata agraria ormai alle porte.

L’allarme, l’ennesimo riguardo la siccità, questa volta arriva da Coldiretti Torino, dopo una serie di ricognizioni nelle nostre vallate. Quanto osservato è stato molto allarmante. «Abbiamo mezze valli completamente spoglie - spiega il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici - e una presenza di neve limitata a quote elevate e nei soli versanti all’ombra». Con così poca neve i grandi torrenti delle montagne torinesi rischiano seriamente di non avere una portata adeguata nella stagione estiva quando è più alta la richiesta di irrigazione da parte dei consorzi che prelevano acqua con le dighe presenti al loro sbocco in pianura. Colture come il mais e come le foraggere, cioè gli alimenti per gli allevamenti da latte e carne, dipendono dall’acqua delle montagne che oggi, viste dalla pianura, appaiono spoglie e secche.

«Da 3 anni ormai - ricorda Mecca Cici - chiediamo infrastrutture per rendere l’agricoltura delle nostre campagne resiliente a un clima che alterna lunghi periodi di siccità ad eventi calamitosi con bombe d’acqua e grandinate fuori stagione. Già con la carestia idrica del 2022 avevamo chiesto che partissero progetti urgenti. Non è accaduto nulla. Si tratta di opere che hanno tempi fisiologici di progettazione e realizzazione. Progetti che hanno bisogno di risorse per essere avviati. Invece, non sono state stanziate risorse e non è nemmeno stato avviato un tavolo di pianificazione: non è stato fatto nulla». Coldiretti Torino chiede atti concreti alla Regione Piemonte e alla Città metropolitana. «Chiediamo un piano per gli invasi locale cioè una pianificazione per distribuire sul territorio agricolo torinese piccoli specchi d’acqua in grado di raccogliere l’acqua in eccesso dei temporali per poi attingerla per l’irrigazione in caso di periodi siccitosi. Inoltre, chiediamo che la Regione utilizzi la leva del rinnovo delle concessioni idroelettriche per concordare con i gestori dei bacini montani un uso plurimo delle acque e sostegni per utilizzare nei campi le acque reflue trattate dai depuratori e quindi depurate. Non è più possibile fare finta di niente. È in gioco il nostro cibo».

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