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LA POLITICA

L'Abruzzo resta al centrodestra, è morto il campo largo in Piemonte?

Crollano i Cinque Stelle, mentre Forza Italia festeggia

Schlein e Conte

Schlein e Conte

Non è un buon giorno per i sostenitori del campo largo in Piemonte. Marco Marsilio, candidato del centrodestra e fedelissimo di Giorgia Meloni ha vinto le elezioni in Abruzzo, con il 53,5% dei voti. Resta indietro il civico espressione di quella coalizione larghissima che va dal Pd ad Azione, passando per il Movimento Cinque Stelle, Luciano D'Amico, che porta a casa il 46,5%. L’affluenza è stata la più bassa di sempre: 52,2% contro il 53,1 delle scorse regionali, ma questo non basterà - probabilmente - a far sopravvivere l'idea del campo largo nella nostra regione. 


Il campo largo è già morto?
"Appena nato, il campo largo è già finito" ironizzano dalle fila del centrodestra alcuni politici locali, commentando il voto in Abruzzo. Bocche cucite, in mattinata, sia sul fronte del Partito democratico che per il Movimento Cinque Stelle. Non sfugge che, a pesare sulle sorti del campo largo, ci sia anche il diverso risultato portato a casa dai due partiti. Sostanzialmente, il Pd ha tenuto con il 20% dei consensi (anzi è cresciuto rispetto alle passate tornate elettorali) mentre il Movimento Cinque Stelle ha registrato un crollo (7%). Questo potrebbe portare i grillini a spingere per andare da soli anche in Piemonte, nel tentativo di recuperare consensi. Di contro, anche i più scettici tra i dem rispetto all'allenza potrebbero ora cavalcare l'onda e insistere per correre da soli in vista del voto di giugno. Di mezzo c'è ancora la Basilicata, dove un accordo sul candidato Angelo Chiorazzo non è stato formalizzato. E prima, la riunione in assemblea del Pd piemontese in programma per il 16 marzo. 


"Provocatoriamente ho lanciato un minuto di silenzio per il cosiddetto campolargo"  commenta il segretario cittadino di Forza Italia Marco Fontana. "Il dentro tutti, costi quel che costi, non ha prodotto i risultati sperati, anzi. Ho sentito commenti di ogni genere in queste settimane dopo il voto sardo stuprando la lettura di una vittoria al fotofinish in Sardegna peraltro grazie al bianchettamento degli 8 punti percentuali di crescita della coalizione di centrodestra rispetto alle politiche". Critica sulla salute del campo larghissimo anche la dirigente piemotese di Fratelli d'Italia Elena Chiorino: “Pagano l'impegno, l'onestà, il lavoro fatto bene e la coerenza. Il campo largo rinforzato invece non paga: è il solito tentativo di fare le cose contro qualcuno e mai a favore di qualcosa, super classico della sinistra”

A livello nazionale, è stato il leader di Azione Carlo Calenda il primo esponente del campo largo a prendere la parola.  «D'Amico ha fatto il massimo e dato tutto - scrive il segretario di Azione su X—. Spero che continui a fare politica. Abbiamo bisogno di persone perbene e preparate come lui». 

 

Il voto in Abruzzo "non è un premio al governo così come il voto in Sardegna non era una punizione" commenta l'onorevole Osvaldo Napoli, della segreteria nazionale di Azione. "Parliamo di due elezioni in cui le dinamiche territoriali hanno prevalso su logiche di carattere politico - prosegue -. Del voto abruzzese colpiscono due elementi: la buona affermazione di Forza Italia e il tracollo rovinoso del M5s. La Lega esce sconfitta in modo netto, un dato costante, ieri in Abruzzo e qualche settimana fa in Sardegna, a conferma che la crisi di consensi per Salvini è un fatto politico".

La rondine della Sardegna non fa primavera
Rompe il silenzio del Pd locale, la consigliera regionale Monica Canalis. "L’esito delle elezioni regionali in Abruzzo ci dice che la rondine della Sardegna purtroppo non fa primavera. In Abruzzo infatti la destra ha fatto molti meno errori, ha confermato il presidente uscente ed ha mostrato quella compattezza non pervenuta in Sardegna - commenta -. Il centrosinistra ha molto da imparare, soprattutto dalla debolezza riscontrata nelle aree interne e non nei centri urbani. La dicotomia grandi centri/piccoli centri deve essere al centro del nostro programma, dobbiamo occuparci di più di agricoltura, montagna, trasporti e sanità per le aree più disagiate del nostro Piemonte. Non basta vincere nelle grandi città".

L'expoit di Forza Italia
Mentre a sinistra si discute e ci si arrovella su cosa fare, a destra si fa sempre più evidente la corsa per aggiudicarsi il secondo posto di peso all'interno della coalizione. "S
i distingue il grande risultato di Forza Italia, che ha saputo convincere tanti cittadini abruzzesi con la sua proposta concreta, moderata ed europeista" sottolinea il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, commentando il voto regionale in Abruzzo. Forza Italia infatti si è aggiudicata il 13,3% di preferenze in Abruzzo, contro il 7,6% della Lega di Matteo Salvini, che commenta la vittoria con una nota che è parsa ai più piuttosto stringata. Il risultato del partito del Cav fa ringalluzzisce anche Vito Bardi, il candidato del centrodestra in Basilicata, al voto il 21 e 22 aprile. "Un ottimo risultato, una conferma del nostro ruolo fondamentale. Dedichiamo la vittoria a Silvio Berlusconi" commenta il segretario Antono Tajani, che ora confida alle europee di avvicinare o raggiungere la soglia psicologica del 10%. "L’Abruzzo conferma la straordinaria crescita di Forza Italia anche in termini di voti assoluti +20mila voti e quadi +5 punti percentuali" rimarca Fontana. "La partita si vince al centro" conclude. 

 

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