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L'indagine
15 Marzo 2024 - 05:00
Da un lato, i giudici gli hanno revocato gli arresti domiciliari e hanno ridimensionato le accuse contestate. Dall’altro, hanno ricostruito le molestie che il dottor Giancarlo Di Vella avrebbe commesso su studentesse e specializzande di Medicina legale, avendo «obiettivamente trasceso in petulanti condotte di arrogante invadenza e di intromissione inopportuna». E hanno mantenuto un’accusa di violenza sessuale perché ha palpato due volte il sedere a un’allieva, in un caso durante un’autopsia.
I dettagli delle contestazioni all’ex direttore di Medicina legale sono contenute nelle motivazioni dell’ordinanza con cui il Tribunale del Riesame gli ha revocato i domiciliari (mantenendo il divieto di dimora in Piemonte). Poi ha derubricato quasi tutti i reati di violenza sessuale in molestie, cui si aggiungono le accuse di falso e stalking: «L’ordinanza comincia a riportare equilibrio e verità nella vicenda - commenta il legale di Di Vella, Marino Careglio - Sono convinto che, all’esito del contraddittorio, emergerà la correttezza e la buona fede dell’operato del professor Di Vella, anche rispetto all’ipotesi di falso».
La sede della Scuola di Medicina legale
I giudici elencano, fra i fatti contestati, baci e carezze, battute a sfondo sessuale, l’invito particolare a una dottoressa: “Vieni a prendere il sole sul terrazzo a casa mia?”, corredato da una foto del dottore in costume da bagno. Poi ha abbracciato troppo forte una specializzanda, la stessa che Di Vella ha spinto contro un armadio e baciato sulla guancia davanti ad altri colleghi. Gesti «inopportuni e mortificanti» secondo la donna, che ha intimato “non mi molesti” al dottore. Il quale, in tutta risposta, ha smesso di parlarle per mezz’ora: «Ecco qui emergere la personalità egocentrata del professore - scrivono i giudici del Riesame - che poco o nulla si curava dell’opportunità/invadenza/volgarità di alcuni suoi gesti e comportamenti». Che lo stesso Di Vella ha giustificato col suo carattere espansivo e con la sua origine meridionale: «Episodi come quello del “prendere il sole” sono da iscrivere in un reciproco, scherzoso e confidenziale scambio di e battute» concedono i giudici. Che poi aggiungono: «Le specializzande si trovavano in un evidente stato di soggezione di fronte di fronte a un professore così narcisistico, per certi versi arrogante e che confondeva i profili professionale e privato».
Il diretto interessato replica: «Mi scuso ancora una volta se i miei atteggiamenti sono risultati non graditi, come ho appreso dell’indagine: non volevo violare la sfera intima della persona ma solo creare una atmosfera informale, collaborativa, serena. Escludo di aver toccato apposta parti del corpo diverse da spalle e guance. E nessuno è mai stato lasciato solo».
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