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Il caso
14 Febbraio 2024 - 18:28
«Sono un uomo del Sud, è per quello che sono espansivo e coinvolgente. Ma lo facevo solo per creare una squadra di lavoro affiatata».
Suona più o meno così la difesa di Giancarlo Di Vella, professore ed ex direttore della Scuola di Medicina Legale. Che, da venerdì, è agli arresti domiciliari con l’accusa di falso, stalking e di violenza sessuale. E che ieri si è presentato all’interrogatorio di garanzia accompagnato dal suo avvocato, Marino Careglio: si è avvalso della facoltà di non rispondere ma ha rilasciato dichiarazioni spontanee per riferire la sua versione dei fatti. Poi ha fatto appello al Tribunale del Riesame per chiedere la revoca dei domiciliari.
Le prime denunce
Del clima teso alla Scuola di Medicina legale si parlava da tempo. E, a marzo 2022, era scattata anche una prima perquisizione nella sede di corso Galilei (svolta dai carabinieri del Nas su disposizione del pubblico ministero Giulia Rizzo e del procuratore aggiunto Enrica Gabetta). Secondo quanto emerso dalle indagini, Di Vella avrebbe “truccato i dati” della scuola, facendo false dichiarazioni sulle attività didattiche. Come le autopsie, fondamentali per un aspirante medico legale: gli specializzandi torinesi ne facevano meno di quanto richiesto. E’ per questo che, una volta scoperti i risultati dell’inchiesta e saputo di queste “autopsie fantasma”, Università di Torino e Ministero della Salute hanno sospeso l’accreditamento della scuola.
Ma l’indagine ha fatto emergere molto altro: oltre al reato di falso per induzione, a Di Vella vengono contestati anche episodi di stalking e violenze sessuali. L’accusa è che avrebbe estromesso sei specializzandi dalle attività, requisendo loro i codici di accesso. Poi ci sarebbero palpeggiamenti, sfioramenti e frasi inopportune nei confronti di cinque studentesse, che cercavano in tutti i modi di non rimanere sole con lui. Fra le accuse, anche abbracci, approcci molesti, battute allusive. E minacce a chi cercava di ribellarsi: «Se vai da un avvocato, ti rovino».
Di Vella si difende
Quanto alle accuse di violenza sessuale e di stalking, Di Vella si dice «profondamente dispiaciuto» dall’aver scoperto che gli specializzandi si siano sentiti offesi dai suoi atteggiamenti: «Non ho mai voluto violare la loro sfera intima, è stato equivocato un modo di interagire che fa parte del mio carattere coinvolgente ed espansivo». Da uomo del Sud, come si è definito lui stesso: «Lo facevo unicamente per creare una squadra di lavoro affiatata. Ora capisco che, alla luce del ruolo che rivestivo, avrei dovuto evitare certi comportamenti».
Il professore respinge anche l’accusa di falso: «Ho sempre operato in buona fede, tenuto conto dei numerosi riscontri diagnostici, autopsie e visite necroscopiche svolti tra Molinette, Cto, Sant’Anna e Regina Margherita. A tali attività ha sempre partecipato, in modo trasversale, la Struttura complessa di Medicina legale. Peraltro, la procedura di accreditamento può essere soggetta a differenti interpretazioni ed eventuali errori sono stati compiuti in assoluta buona fede».
Conclude Di Vella: «La Scuola di Torino, da me diretta tra il 2014 e il 2021, è un istituto di eccellenza nel panorama nazionale e i medici formati lì hanno brillantemente superato i concorsi pubblici cui hanno partecipato».
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