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L'inchiesta
13 Aprile 2024 - 07:00
Nel dizionario giuridico si definiscono "fonti di prova": sono gli atti o le testimonianze che nei processi vengono poi portati come "prova" per dimostrare la colpevolezza dell'imputato. E la procura di Torino è convinta di averne raccolte parecchie a carico di John Elkann, dei fratelli Lapo e Ginevra, del commercialista Gianluca Ferrero e del notaio Urs von Grueningen: tutti accusati di aver costruito o di aver approfittato della "residenza fittizia" in Svizzera di Marella Caracciolo, vedova dell'Avvocato Gianni Agnelli e nonna degli Elkann. Fra i faldoni e i documenti già in mano agli inquirenti, infatti, è spuntato quello sulle spese mediche di Donna Marella: nel 2018, l'ultimo anno intero prima della sua morte il 23 febbraio 2019, la signora Caracciolo ha pagato 180mila euro in visite e parcelle dei dottori. In buona parte a Torino, dove avrebbe vissuto per oltre metà di quell'anno. E, di conseguenza, avrebbe dovuto pagare le tasse in Italia.
Forse è anche per questo che l'inchiesta è stata "blindata" negli ultimi giorni. Prima dal Tribunale del Riesame, che ha confermato i sequestri decisi dal sostituto procuratore Marco Gianoglio e dai pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Marchetti. Poi dal giudice per le indagini preliminari Antonio Borretta, che ha confermato come gli Elkann siano stati indagati nei tempi e nei modi previsti per legge. In effetti la documentazione medica è stata presentata dalla procura per dimostrare il lavoro svolto dopo il 23 dicembre, giorno della presentazione dell'esposto di Margherita Agnelli (figlia di Donna Marella e madre di John, Ginevra e Lapo). La polizia giudiziaria, infatti, ha cercato riscontro alle accuse e ha trovato le dichiarazioni dei redditi degli Elkann nei mesi successivi. Poi è spuntato il resto, anche grazie alle perquisizioni a casa Elkann e nelle sedi di studi e società. Come le cartelle mediche e le quattro pagine con gli spostamenti di Marella Caracciolo nel 2018, trovate nell'ufficio della sua segretaria personale, Paola Montaldo. O il documento relativo alla "Signora X" scovato nella cantina dello Studio Ferrero Dottori Commercialisti, che il giudice Borretta definisce una «sorta di vademecum che indica i punti necessari per garantire che la residenza svizzera di Marella Caracciolo risultasse credibile».
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