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I retroscena dell'indagine
12 Aprile 2024 - 19:00
Dopo che il Tribunale del Riesame ha sostanzialmente "promosso" l'inchiesta della Procura di Torino sull'eredità Agnelli, ritenendo ben motivate e giustificare le esigenze di sequestro e acquisizione dei documenti contro cui gli indagati avevano fatto ricorso - e dopo che è stato respinto anche l'ultimo tentativo dei legali, che contestavano le tempistiche dell'iscrizione nel registro degli indagati di John Elkann -, l'inchiesta è pronta ad allargarsi. Sì perché da un lato emerge chiaramente l'intenzione dei magistrati - diversamente da quanto dichiarato nelle fasi iniziali - di puntare in maniera netta sugli assetti della società Dicembre, la "cassaforte di famiglia"; dall'altro emerge il coinvolgimento di altre figure che avrebbero avuto una parte decisiva nel sostenere quello che per la Procura è l'inganno alla base di tutto, ossia la residenza estera di Marella Agnelli. Una residenza estera che tale non sarebbe stata, nonostante documenti e carte contabili e, addirittura, un "prestanome".
Tutti gli elementi nuovi possono partire da quanto emerge delle carte. Ma il punto fondamentale è uno: sia l'irregolarità fiscale, sia la presunta truffa ai danni dello Stato sono collegati alla scelta di continuare a far risultare la vedova dell'Avvocato Agnelli residente in Svizzera. Sia per il più favorevole regime fiscale sia per le leggi successorie, in base alle quali ha potuto redigere il testamento che trasferiva tutto ai nipoti John, Lapo e Ginevra Elkann, saltando la figlia Margherita.
Donna Marella Agnelli era molto malata, negli ultimi anni della sua vita, a causa del Parkinson. E questo l'aveva obbligata a rivedere il suo stile di vita per così dire. Che sì prevedeva lunghi periodi all'estero, per esempio in Svizzera durante l'estate, ma molteplici erano gli impegni altrove. E la residenza più amata, in ogni caso, era quella in Marocco dove passava molto tempo, come annotano i magistrati, "festeggiandovi anche i 90 anni prima di precipitare nell'ultimo periodo di sofferenze e di prevalenza assoluta ed incontestata di permanenza italiana".
Domestici, personale infermieristico e anche le storiche segretarie e collaboratrici di famiglia hanno poi testimoniato che molti atti erano diretti a sostenere la sua residenza in Svizzera. Un piano, secondo i magistrati, di cui John Elkann sarebbe stato "istigatore" - in quanto maggiore beneficiario, mentre Lapo e Ginevra avrebbero "lasciato fare" per ottenere benefici a loro volta - ma certo non regista o esecutore pratico. La pianificazione era del commercialista storico, Gianluca Ferrero, anche presidente della Juve. E in Svizzera aveva un punto d'appoggio, quasi un "prestanome" di Marella se vogliamo. Dice infatti Baracco, ex dipendente ormai, ai magistrati: "le fatture passive di Marella C. erano solitamente inviate in Svizzera e da lì pagate mediante un collaboratore dello Studio Brunetta ivi installato". Si tratta di uno studio di commercialisti, con sede a Torino. La "succursale" svizzera è stata creata apposta o solo sfruttata da Ferrero? E' uno dei temi che verranno approfonditi, anche per capire se altre persone fossero consapevoli, secondo la Procura, del dolo.
L'altro punto riguarda la società Dicembre, la cui opacità è più volte sottolineata dai magistrati, che annotano anche come dopo la morte della nonna i tre Elkann abbiano cercato di rimediare alle mancanze del passato, aggiornando atti e statuti. Ma su questa, sulle quote che Marella aveva ricevuto in eredità dal marito Gianni Agnelli e poi aveva ceduto al nipote John, nel documento del Riesame si legge che "ne avrebbe simulato per un periodo la sola nuda proprietà". E la prova sarebbe una "apparente assenza di una controprestazione che giustifichi la cessione dell'usufrutto ai nipoti". Perché negli atti, soprattutto in quello del 1° settembre 2015 (e attenti alla data: siamo proprio ai limiti dei periodi della prescrizione), viene segnato che John Elkann ha acquisito un numero considerevole di quote, oltre a quelle ricevute come donazione dalla nonna. Ma non ci sono tracce di bonifici o altri passaggi di denaro.
A meno che tutto sia passato attraverso qualche società estera, una ancora non individuata oltre alla Bundeena e alla Blue Dragons, tramite di quei fondi passati dalle Isole Vergini Britanniche al Liechtenstein.
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