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L'indagine

«Ci hanno rubato l’argenteria». Ma era tutta una finta: cinque torinesi nei guai

Sono accusati di simulazione di reato e truffa aggravata all'assicurazione

«Ci hanno rubato l’argenteria». Ma era tutta una finta: cinque torinesi nei guai

Avevano trovato un sistema perfetto per raggirare l’assicurazione e intascare i soldi del risarcimento, almeno secondo i carabinieri e il pubblico ministero Paolo Scafi. Che sono riusciti a capire l’inghippo: così ieri mattina i militari della Compagnia San Carlo di Torino hanno rintracciato la banda di truffatori. Dei cinque torinesi accusati di simulazione di reato e truffa aggravata, due sono finiti agli arresti domiciliari e altri tre hanno l’obbligo di firma. Secondo l’accusa, avevano architettato un sistema di “finti furti” di gioielli e oggetti preziosi regolarmente assicurati. E quindi la compagnia avrebbe dovuto risarcirli con assegni a cinque cifre. Peccato che questi furti non si fossero mai verificati.

Secondo quanto accertato dagli investigatori, i cinque truffatori erano addirittura arrivati ad affittare appositamente gli appartamenti in cui trasferire i loro oggetti di valore, che tra l’altro sono stati più volte impegnati e disimpegnati. Appena ne sono tornati in possesso, hanno stipulato una polizza con una compagnia di assicurazione e hanno denunciato di aver subito un furto: «I ladri sono entrati in casa e ci hanno portato via l’argenteria» hanno raccontato ai carabinieri. Tutti oggetti e gioielli di pregio, per un valore stimato sui 50mila euro. Che l’assicurazione è stata addirittura chiamata a pagare dal tribunale civile: i giudici non potevano sapere delle indagini penali avviate da parte dei carabinieri e della procura, che sin dall’inizio avevano forti dubbi sulla veridicità del furto. In quella denuncia, infatti, c’erano troppe cose che non tornavano: le stanze a soqquadro, i segni di effrazione, i danni. Sembrava tutto costruito ad arte. Così sono partite le indagini che hanno permesso di trovare indizi sufficienti in merito alla truffa, che hanno consentito al pm di chiedere la misura cautelare per i truffatori: il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta e oggi i carabinieri l’hanno eseguita.

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