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Il caso
13 Maggio 2024 - 06:30
C’è un blackout di comunicazione tra ospedali e servizi sanitari territoriali, ovvero i medici di famiglia, che si consultano quando un paziente è ricoverato in appena il 15% dei casi, mentre in otto casi su dieci i pazienti arrivano in reparto senza che si sappia nulla dei loro trascorsi in fatto di salute in quanto il fascicolo sanitario elettronico è aggiornato appena una volta su cinque. La conseguenza è pesante: in media 3 ricoveri su 10 si sarebbero potuti evitare con una migliore presa in carico dei pazienti da parte dei servizi territoriali.
180mila ricoveri impropri
In Piemonte, numeri alla mano, si registrano ogni anno 180mila ricoveri impropri con uno spreco di 540 milioni di euro. Lo afferma un’indagine della Fadoi, la Federazione medici internisti ospedalieri, che spiega come «i medici del territorio si consultino con gli ospedalieri per appena il 17% dei ricoveri». E un ricovero su 7, sottolinea la Federazione, è di natura “sociale”. In otto casi su dieci, dice il report, i pazienti arrivano in reparto senza che si sappia nulla dei loro trascorsi di salute perché il fascicolo sanitario elettronico non è quasi mai aggiornato.
Tre su 10
Così non ci si deve poi stupire se in media «tre ricoveri su 10 si sarebbero potuti evitare con una migliore presa in carico dei pazienti da parte dei servizi territoriali». Partendo dai ricoveri “sociali”, questi rappresentano il 10% del totale nel 32% delle strutture interpellate mentre la quota supera il 20% nel 36% degli ospedali e il 40% nel 12%, per una media di un ricovero su 7. La percentuale di ricoveri impropri supera il 40% nel 16% dei nosocomi, mentre in altre realtà ospedaliere la quota di ricoveri evitabili oscilla fra il 10% e il 30%. In media quasi un ricovero su 3 è improprio.
Le proposte
Per migliorare la situazione il 12% dei medici internisti ospedalieri suggerisce un maggiore rapporto tra ospedale e territorio, il 50% una maggiore offerta di assistenza domiciliare integrata, il 29% nuove case e ospedali di comunità, e il 9% una apertura più continuativa degli studi dei medici di famiglia. Per comunicare pur senza parlare, rimarca la ricerca, uno strumento ospedale e territorio ce l’avrebbero ed è il fascicolo sanitario elettronico: «peccato che i medici del territorio, anche per farraginosità burocratiche, riescano ad aggiornarlo frequentemente nel 12% dei casi e raramente nel 50%, mai nel 38%». E la riforma della sanità territoriale, centrata sui maxi ambulatori aperti sette giorni su sette, per il 54% dei medici internisti non riuscirà a evitare il ripetersi di ricoveri e accessi impropri ai pronto soccorso.
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