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Finanza & Politica

Fondazione CRT, si decide dopo il voto. Ma scoppia il caso nomine in Ream. Ecco cosa succede

Il consiglio di indirizzo chiede una proroga al Ministero. L'ex segretario cacciato intanto denuncia i complotti in Procura

Fondazione CRT,  si decide dopo il voto. Ma scoppia il caso nomine in Ream. Ecco cosa succede

Calerà la “pace elettorale” sulla guerra - per poltrone e nomine - di Fondazione Crt. Perché farà comodo al ministero, chiamato a decidere per un commissariamento che appare inevitabile fra dimissioni eccellenti, autonomine, spartizioni e ben due esposti in Procura. Per molto meno cadono i governi, figuriamoci una fondazione bancaria, per quanto potentissima. Ma mentre i riflettori sono puntati su questa faccenda, da un’altra parte - ma sempre in ambito Crt - si giocano altre nomine in un’ottica di “reciprocità”, a usare un termine gentile. Ma andiamo con ordine.

Ieri era prevista la seduta del Consiglio di indirizzo per la nomina di Anna Maria Poggi a presidente, dopo le dimissioni di Fabrizio Palenzona. Ma il presidente ad interim Maurizio Irrera, dopo aver vanamente convocato ben due cda straordinari andati deserti, è riuscito a convincere almeno i nuovi consiglieri d’indirizzo a prendere tempo. Perché lo chiede il Mef, che ha bisogno di vedere e studiare meglio le carte, soprattutto quelle su cui ci sono ormai pesanti dubbi di autenticità. Il verbale della famosa seduta del 19 aprile, quella della sfiducia al segretario generale Varese, prima delle dimissioni di Palenzona, pare esista in due copie, anzi due versioni. Ecco perché Marcello Sala, direttore generale del Mef, che ha compiti di sorveglianza sulle fondazioni bancarie, ha chiesto una integrazione, approntata dal Cda ieri sera. Ma soprattutto il ministero ha sollecitato il Cdi a richiedere una proroga ai termini statutari: dalle dimissioni di un presidente alla nuova nomina devono passare trenta giorni, che scadono domani, giovedì 23. Troppo poco per fare chiarezza e troppo scomodo per il Mef trovarsi un nuovo presidente, su cui è arrivata la convergenza di tutti - potentati politici compresi, anzi soprattutto i potentati -, al posto di comando. Per andare oltre al 23 maggio serve una modifica statutaria, che il Mef può concedere in forma temporanea. E questo è stato l’argomento che ha convinto anche i consiglieri che, in prima battuta, apparivano più scettici. Non ne uscirebbe bene nessuno se poi una inchiesta giudiziaria travolgesse la Fondazione.

Sì, perché su via XX Settembre, oltre all’esposto ben noto di Palenzona - che partiva dalla fuga di notizie sul “suo” investimento da 20 milioni di euro per un’azienda-laboratorio vinicola nell’alessandrino che ne vale forse la metà -, ora è ufficiale che c’è anche quello di Andrea Varese, il segretario sfiduciato. Un esposto in cui si ricostruisce passo passo il cosiddetto “patto occulto” di alcuni consiglieri d’amministrazione per governare “in proprio” le nomine nelle varie partecipate. Dunque, per domani la riunione è convocata, ma se arrivasse il documento di proroga dal Mef allora tutto slitterebbe. Quasi certamente a dopo le elezioni, quando magari saranno definiti anche altri equilibri.

Nel frattempo, però, vi dicevamo che i lavori non si sono mica fermati. Questa volta si tratta di Ream Sgr, che è una holding di investimento o per meglio dire «la cassaforte delle Fondazioni». Fondazione Crt e fondazione CrAsti ne sono i principali azionisti con il 24,17% a testa; segue la Compagnia di San Paolo con il 14,6%, l’Enpam con il 10%, le fondazioni delle casse di risparmio di Vercelli e Cuneo con il 7,54%, quelle di Fossano e Alessandria con il 3,97%, infine Savigliano, Carispezia De Mari e Sviluppo e Crescita Crt con l’1% ciascuno.

Il nuovo vicepresidente di Ream Sgr è Maurizio Rasero, sindaco e presidente della Provincia di Asti (dipendente in aspettativa della Banca di Asti, peraltro) e con lui entrano in Cda anche altri due astigiani, Roberto Scaltrito e Andrea Amalberto, quest’ultimo presidente uscente della locale Confindustria. E dalla politica locale, tramite l’avvocato pentastellato Alberto Pasta arriva la stoccata: «Sempre i soliti noti. Rasero (in qualità di presidente della Provincia, ndr) nomina i suoi in CrAsti e loro nominano lui». Rasero, noto anche per infilarsi in incognito - tagliandosi la barba - all’anagrafe per controllare i suoi dipendenti e per continuare i dialoghi economici con la Cina, anche se la Via della Seta è stata abbandonata dal governo, è da sempre in Forza Italia ed è ovviamente grande sostenitore della corsa alla riconferma in Regione di Alberto Cirio, nella cui lista civica compare anche Andrea Fea, membro astigiano del collegio sindacale di Ream.

A Torino rimangono due figure in rappresentanza, ossia Antonello Monti, che è stato nominato presidente proprio nella calda notte delle dimissioni di Palenzona e delle “autonomine”, e che veniva indicato come il “portavoce” del cosiddetto patto occulto, e Caterina Bima, notaio e moglie di Michele Vietti, presidente di Finpiemonte, nonché vicepresidente di Fondazione Crt.
Loro due, assieme ad Anna Maria Di Mascio e Davide Canavesio, sono quelli che non hanno risposto alle due convocazioni di Irrera (Bima con giustificazione medica), dunque con il massimo interesse a fare in modo che si arrivasse alla presidenza di Poggi, e sono proprio i quattro della fatidica notte delle autonomine. Che solo un commissariamento - o una bufera giudiziaria - potrebbe azzerare. Ma per quello ci sarà tempo a urne chiuse.

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