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La Fondazione Crt ora vuole bloccare Poggi. Giallo su due verbali. Cosa succede oggi

Il presidente ad interim Maurizio Irrera aspetta il Ministero e tenta un nuovo rinvio per la presidente

La Fondazione Crt ora vuole bloccare PoggiGiallo su due verbali

La Fondazione Crt ora vuole bloccare Poggi Giallo su due verbali

Dopo il terremoto notturno del 21 aprile scorso che ha portato alle dimissioni di Fabrizio Palenzona dalla presidenza della Fondazione Crt, c’è un’altra scossa tellurica a scuotere quella che sembrava una ritrovata concordia nello storico palazzo di via XX Settembre. E a provocarla, da Roma, è stato il Mef che, esaminando le carte richieste ai torinesi per confrontarle con quelle presentate da Palenzona, ha notato una doppia versione di uno dei verbali, probabilmente quello relativo alle nomine. Una stranezza non certo consueta in questi atti che devono riportare fatti e non certo opinioni discordanti che i tecnici del ministro Giorgetti hanno sottolineato al reggente Maurizio Irrera, pare anche nel corso di un colloquio telefonico.

Di qui la decisione dello stesso presidente ad interim di convocare un consiglio di amministrazione straordinario per sabato scorso, andato deserto per mancanza del numero legale, poi spostato inutilmente a domenica quando al tavolo del Cda sedeva soltanto Irrera raggiunto in extremis dal consigliere Marco Giovannini. Oggetto della convocazione del Cda procrastinare l’elezione di Anna Maria Poggi, la giurista candidata presidente all’unanimità dal Consiglio di indirizzo della Fondazione. Ore concitate tra telefoni spenti dei membri del Cda, piccoli infortuni domestici come quello capitato alla notaia Caterina Bima, mugugni e incontri che qualcuno descrive come “semi clandestini” tra i membri del Consiglio di indirizzo.

Così si è arrivati a ieri, vigilia dell’elezione della dottoressa Poggi che dovrebbe avvenire oggi, nel tardo pomeriggio. E qui si ferma la storia di queste ultime 48 ore che potrebbero essere riassunte con un crescendo di tensione all’interno della Fondazione, accompagnate dal timore che Il Mef possa intervenire con la peggiore delle soluzioni per questa storia storica Istituzione, ossia il commissariamento qualora i verbali sotto osservazione potessero indurre il ministro, in questa complessa vigilia elettorale, a intraprendere una strada che il Tesoro ha adottato una sola volta in passato, esattamente nel 2018 con Il Banco di Napoli.

Che cosa accadrà dopo il consiglio di amministrazione che non si è potuto/saputo rimandare? Stando ai fatti conosciuti, il presidente ad interim Irrera ha inviato ai consiglieri di indirizzo una lettera con cui integra l'ordine del giorno della riunione, con l’opportunità di deliberare un rinvio della nomina della nuova presidente Poggi, ragguagliando i presenti sulla presentazione di richiesta al Mef di proroga rispetto al termine temporale previsto dallo statuto. Per allungare i tempi infatti servirebbe una modifica, anche temporanea dello statuto stesso, che dovrebbe essere deliberata oggi stesso dal consiglio di indirizzo e approvata dal Mef prima del 23 maggio.

Inutile aggiungere l’importanza politica della questione che non investe soltanto la Fondazione, ma certificherebbe un vulnus gravissimo per la classe dirigente di Torino e del Piemonte. O se volete per quel “sistema” che governa, spesso in maniera sotterranea i destini della città.

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