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Il caso

Uno sgombero a metà sullo Stura, in piedi restano ancora 12 baracche

Dopo l’ultimo incendio tornano le polemiche sul (nuovo) campo rom

Sgombero a metà sullo Stura, in piedi restano ancora 12 baracche

Sgombero a metà sullo Stura, in piedi restano ancora 12 baracche

Nastro bianco e rosso dove le ruspe hanno fatto il loro lavoro. Tutto intorno la vegetazione che avanza, i soliti rifiuti abbandonati (alcuni dati alle fiamme) e in piedi una dozzina di baracche appartenenti ad alcuni extracomunitari e nomadi. È questa l’attuale situazione dell’area abusiva di lungo Stura Lazio, sorta a due passi dall’ormai ex campo nomadi sgomberato nel 2014.

IL CAMPO ROM 2.0

Un campo rom bis, potremmo definirlo così. Senza esagerare. E se da un lato Iveco ha già transennato le aree sottoposte a sequestro giudiziario, dall’altro c’è ancora da capire chi è il proprietario dei terreni rimanenti. Quelli ancora occupati. Chi vive qui, oggi come allora, è un invisibile. Un po’ perché si nasconde, un po’ perché al mondo fuori fa comodo così. Lo dimostra l’incendio di lunedì pomeriggio, l’ultimo di una lunga serie. Qui dove la Città, sotto la gestione Fassino, ha speso 5 milioni per liberare l’area. E il risultato fu una diaspora verso via Germagnano, poi sgomberata da Appendino spendendo un po’ meno, ma con lo stesso esito.

LE OCCUPAZIONI

Il risultato, lo sappiamo, ha portato a un nuovo fenomeno: le occupazioni abusive delle case popolari vuote (per altro mai risolto). Con i nomadi che a colpi di palanchino hanno aperto gli alloggi sfitti dell’Atc, conquistando - senza esagerare - ben 200 alloggi Atc. Qualcun altro, invece, come i gamberi, ha fatto un passo indietro ed è tornato sulle sponde dello Stura dove i terreni che un tempo ospitavano orti sono stati adibiti a nuova baraccopoli. Un problema risolto a metà. Mancano ancora tante casette da abbattere e, soprattutto, bisogna capire quando partirà (e quale sarà) il progetto di rilancio dell’area.



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