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La crisi dell'automotive

Lear, l'unico investitore se ne va: "Così non sopravviviamo all'estate". Ecco cosa succede a 395 lavoratori

Nuova mazzata per la storica azienda di sedili per Maserati e Mirafiori. Giovedì assemblea pubblica sotto il Grattacielo della Regione

Crisi alla Lear di Grugliasco: Futuro Incerto per i Lavoratori

L'unico investitore che si è fatto avanti si è già tirato indietro e dunque adesso per la Lear di Grugliasco, azienda specializzata nella produzione di sedili per automobili, per anni strettamente legata ai destini di Maserati e Stellantis, è davvero notte fonda. In poche parole, potrebbe non passare l'estate. E giovedì, sotto il Grattacielo della Regione Piemonte ci sarà una assemblea pubblica dei dipendenti.

Ieri mattina, dalla sede di Grugliasco non distante dallo stabilimento Maserati intitolato all'Avvocato Gianni Agnelli, ormai dismesso e messo in vendita da Stellantis, e per cui l'azienda di sedili lavorava praticamente in regime di monocomittenza, è partita una comunicazione al ministero dell'Industria e del Made in Italy: i carichi di lavoro per la seconda parte dell'anno, legati alle produzioni Maserati di Mirafiori - vale a dire per Gran Turismo e Gran Cabrio, davvero poca cosa al Levante uscito di scena o alla Quattroporte il cui lancio è stato rinviato -, sono esigui. Troppo esigui per tenere in vita una realtà con 395 dipendenti. E anche per continuare a beneficiare degli ammortizzatori sociali.

Da qui la decisione per domani, giovedì 4 luglio, dalle 11 in poi, di un'assemblea pubblica con i lavoratori della Lear sotto il grattacielo della Regione Piemonte in via Nizza, a Torino. L'obiettivo è discutere le prospettive future e cercare soluzioni concrete per garantire la continuità lavorativa. I sindacalisti Rocco Cutrì (FIM-CISL), Antonino Inserra (FIOM-CGIL) e Antonio Iofrida (UILM-UIL) hanno riassunto così la situazione attuale: "Le giornate di lavoro, comprese quelle dedicate alla formazione, sarebbero sufficienti a portare avanti gli ammortizzatori sociali solo fino ad ottobre, giacché questi come noto richiedono minimo il 20% di lavoro", hanno spiegato. Una quota che, al momento, non è possibile raggiungere.

Attualmente, su 395 occupati, 112 sono in formazione, 5 in aspettativa per lavorare presso terzi e 6 hanno trovato un nuovo lavoro; altre 4 persone sono invece uscite trovando occupazione per proprio conto. Tuttavia, questa situazione non è sostenibile a lungo termine. "Di fronte a uno scenario così drammatico, come sindacato abbiamo chiesto di accelerare sul versante della reindustrializzazione", hanno dichiarato i sindacalisti. 

Ma proprio qui arriva l'enorme problema. Una sola azienda si era fatta avanti per rilevare lo stabilimento e il ministero ne aveva verificato la solidità. Si tratta di un'azienda del settore metalmeccanico ma non automotive, o almeno così si era detto. Ora però l'investitore si è tirato indietro, causa difficoltà del settore dell'elettrificazione.

I sindacati hanno chiesto di aprire un confronto a livello territoriale con le organizzazioni sindacali per valutare tutti gli strumenti utili ad attenuare il più possibile il potenziale impatto sociale. Inoltre, hanno richiesto di verificare la possibilità di portare avanti gli ammortizzatori sociali non solo fino a fine anno, ma anche nel corso del 2025. "Per questo motivo al prossimo incontro, previsto per il 23 settembre, chiediamo che oltre al Mimit sia presente anche il Ministero del Lavoro", hanno concluso i sindacalisti.

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