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CARCERE

Niente docce, infezioni e suicidi: "Così il carcere è l'università del crimine"

Una settimana di rivolte all'interno del penitenziario torinese. Ecco cosa racconta chi quel posto lo ha visto poche ore dopo

Niente docce, infezioni e suicidi: "Così il carcere è l'università del crimine"

Niente docce, infezioni e suicidi: "Così il carcere è l'università del crimine"

Ci sono detenuti che si lavano con i secchi, dove le docce sono impraticabili. L’acqua calda è un lusso non sempre disponibile. Gli scarafaggi diventano coinquilini regolari. Alcuni detenuti soffrono di mal di denti e mal di schiena e non ricevono le attenzioni mediche necessarie. «C’è chi in mezzo alla muffa contrae infezioni come funghi alla pelle. È un posto che si distanzia notevolmente da quella che è l’idea di un luogo di riabilitazione» dichiara Alice Ravinale, consigliera regionale di Avs poco dopo il sopralluogo di ieri dentro il carcere delle Vallette.
Le fa eco poche ore dopo Monica Gallo, garante comunale dei detenuti, durante un incontro tenutosi presso l’associazione Aglietta sui temi inerenti a carceri e malagiustizia: «In dieci anni dove ricopro il mio ruolo io non ho mai visto una situazione come quella del Lorusso e Cutugno. Quelle di questa settimana passata sono proteste non rivolte. Le motivazioni spesso riguardano le aspettative non rispettate dei detenuti. Come quelle delle liberazioni anticipate». La garante fa poi una riflessione anche sui padiglioni che spesso ospitano detenuti non idonei a quel tipo di spazio. «L’area dedicata agli ex art.32, ovvero persone che necessitano un particolare tipo di cautela anche per la tutela dei compagni da possibili aggressioni o sopraffazioni, oggi ospita in gran parte solo ragazzi molto giovani. Per i detenuti con fragilità particolari non c’è la cura necessaria e i risultati sono quelli che leggiamo suoi giornali».


Narrazioni che raccontano di suicidi dietro le sbarre: l’ultimo proprio di ieri, a Verona, il 57esimo nel 2024. «Ricordo un episodio alle Vallette qualche anno fa, un ragazzo con evidenti problemi che aveva provato ad uccidersi con un sacchetto di nylon. Lo hanno spostato in una cella ancora più spoglia, pensando di evitare la reiterazione di un tentativo conservativo. Bene, quel ragazzo si è suicidato in cella, una cella video sorvegliata, poco dopo. Con un sacchetto di nylon, nascosto sotto una coperta» conclude Gallo.
E se la vita dietro le sbarre è dura, in estate è ancora peggio se possibile. Molte attività terminano nei mesi caldi a causa delle ferie, lasciando ancora più spazio a pensieri negativi che spesso portano a farsi del male e tempo libero da dedicare alle attività di microcriminalità che, a sentire chiunque da Osapp a ex detenuti, passando per gli addetti ai lavori e ai parenti delle persone condannate e detenute, sono parte integrante delle Vallette. Come riassume con una frase Alberto de Sanctis, ex presidente Camera penale Vittorio Chiusano: «Dentro meno ci stai e meglio è. Il carcere? Nessuna riabilitazione. L’università del crimine».

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