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GIALLO AL MONUMENTALE

Scomparse 6 salme al cimitero. E hanno tutte qualcosa in comune

La società Afc se n’è accorta durante le esumazioni e ha presentato denuncia per “sottrazione di cadavere”

Scomparse sei salme al cimitero. E hanno tutte una caratteristica in comune

“Defunto non rinvenuto”. Una frase standard, che nei documenti del Monumentale di Torino è stata ripetuta sei volte in nove anni: poche, considerando quante esumazioni vengono fatte nel principale cimitero della città. Ma comunque troppe: che fine hanno fatto quei corpi? Sono scomparsi nel nulla, bara compresa. Un fatto che, inevitabilmente, fa strabuzzare gli occhi. Senza contare che i sei defunti avevano un dettaglio in comune: erano tutti religiosi, quattro suore e due sacerdoti. Cos’è successo? Se lo chiedono i funzionari del Monumentale e pure i carabinieri, che hanno raccolto la denuncia di Afc (la partecipata comunale che gestisce i cimiteri). E che avevano aperto un’inchiesta per sottrazione di cadavere che, a quanto risulta, non ha prodotto risultati.

I campi dedicati agli ordini religiosi si trovano a scavalco tra il settimo e l’ottavo ampliamento, cui si accede da via Varano. In un’area coinvolta, esattamente 20 anni fa, nello scandalo delle esumazioni. E che, ieri mattina, appariva com’è da decenni: una lunga schiera di croci e di lapidi dedicate a suore e sacerdoti deceduti, divisi in base all’ordine cui sono appartenuti. Alcune aree erano avvolte dalle erbacce perché, come in una tomba di famiglia, spetta al singolo ordine provvedere alle manutenzioni. Così come, di solito, spetta all’ordine segnalare agli addetti del cimitero il momento in cui procedere alle esumazioni per fare spazio ad altri defunti.

È successo così anche il 17 giugno 2015, quando i necrofori hanno scavato alla ricerca della salma di una suora delle Ausiliatrici delle anime del Purgatorio. E non l’hanno trovata: sotto la sua lapide non c’era assolutamente niente. Lo stesso è capitato il 21 dicembre 2019 per una defunta delle Carmelitane di Santa Teresa e, il 28 novembre 2020, per una suora Nazarena: gli addetti hanno scavato fino a tre metri di profondità, hanno cercato intorno, hanno ipotizzato errori e spostamenti misteriosi. Ma non è emerso nulla: né gli ordini né i familiari dei defunti avevano proceduto per conto loro. A quel punto, dopo aver scritto “salma non trovata” in tutti i verbali, la società Afc ha presentato la prima denuncia ai carabinieri in quanto società che dal 2006 gestisce i sei cimiteri della Città: il reato ipotizzato è la sottrazione di cadavere.

Il problema è che la serie di sparizioni misteriose non si è arrestata: il 16 gennaio 2023 non c’è stata traccia di una religiosa delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù. Infine, otto mesi dopo, è stato il turno di due sacerdoti per cui la Curia aveva richiesto l’esumazione. Scomparsi nel nulla anche loro. Di conseguenza sono scattate le ulteriori denunce ai carabinieri, che hanno segnalato il giallo anche alla Procura. Gli addetti sono stati sentiti come persone informate dei fatti, ci sono stati sopralluoghi. Ma l’indagine è rimasta nascosta fino a oggi: è possibile che il “mistero delle sei salme” sia rimasto tale e che tale resti anche in futuro.

Che fine hanno fatto le bare e i corpi? Qualcuno li ha portati via? E per quale motivo? Oppure si sono in qualche modo “spostati”? La Curia, dopo il caso dei due sacerdoti, ha ipotizzato che le salme fossero scivolate a 5 metri di profondità e ha chiesto un nuovo scavo in presenza di un sacerdote come garante. Pare che, al momento, non sia ancora stato fatto. E per questo il giallo rimane in sospeso, così come le domande sul destino delle spoglie mortali di quei sei religiosi. E di chissà quanti altri.

«Ad Afc non era mai successo di non trovare delle salme inumate prima di questi casi - riflette Emanuele Laina, responsabile amministrativo e sicurezza di Afc Torino Spa, società partecipata con il Comune come socio unico - Ancora più strano è il fatto che sia successo addirittura sei volte e che le persone interessate abbiano tutte una caratteristica in comune (quello di essere dei religiosi, ndr). Non sappiamo darci una spiegazione, anche perché nessuno dei sei defunti è stato sepolto durante la gestione di Afc».

I precedenti

Dalle esumazioni facili agli sciacalli dei denti d’oro, fino al giallo delle salme scomparse: due scandali e un mistero, sparsi nel corso di un ventennio esatto. Come se fosse scritto che, ciclicamente, i cimiteri di Torino debbano finire agli onori delle cronache. E allora è inevitabile riavvolgere il nastro e tornare al 19 marzo 2004: al nostro giornale arriva una segnalazione riguardante ossa che spuntavano dal campo E del settimo ampliamento del Monumentale. Un cronista va a controllare e gli basta poco per trovare di tutto: probabilmente qualche lettore ricorda ancora le foto con femori e altre ossa in mano al collega che non credeva ai suoi occhi.

Nel tardo pomeriggio l’allora assessore ai cimiteri Beppe Lodi dice «manderò subito i vigili urbani a controllare». In pochi minuti gli agenti mettono sotto sequestro l’area, raccolgono alcuni resti e li infilano in una cassettina. Il 24 marzo parla il comandante vicario della polizia locale: «Da quanto abbiamo potuto appurare il raffioramento di quelle ossa è legato a negligenza o approssimazione nello svolgimento dei lavori» considera Roberto Mangiardi, che oggi è ancora in servizio come comandante.

Nell’estate successiva il caso esplode anche perché non si trovano i resti di Giovanni Pavone, padre della cantante Rita. Viene silurato l’assessore Lodi, così come la cooperativa sociale Ics che si occupava della gestione del verde e delle esumazioni. Si susseguono quattro anni di indagini, tre magistrati, centinaia di denunce, blitz dei Nas e dei vigili urbani, undici indagati a diverso titolo (compreso l’allora sindaco Sergio Chiamparino) ma alla fine lo scandalo si chiuderà senza colpevoli. Il Comune, dopo aver revocato l’appalto a Ics, paga milioni di euro una nuova azienda per la risistemazione dei camposanti, prima di affidare la gestione alll’Afc (la partecipata comunale che è ancora oggi in carica).

Cambio scena: è il 2018 quando 14 dipendenti di Afc (poi licenziati) vengono colpiti da misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Gianfranco Colace. Orrende le accuse per gli “sciacalli” del cimitero Parco: aver spogliato le salme che venivano esumate o estumulate degli anelli, dei gioielli, addirittura dei denti d’oro che venivano poi rivenduti a Compro oro compiacenti e di aver mentito sulle reali condizioni dei cadaveri per intascare il surplus riconosciuto dal contratto per il trattamento dei corpi incorrotti.

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