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LA STORIA

Giulio, carabiniere in viaggio di nozze, salva la vita a un turista alle Bahamas

Mazzuoccolo, 25 anni, è in servizio a San Salvario "Soffocava, non c'era tempo"

Giulio, carabiniere in viaggio di nozze, salva la vita a un turista alle Bahamas

Giulio Mazzuoccolo

Il sole brucia sulla sabbia delle Bahamas. Un angolo di paradiso che si trasforma in un teatro di angoscia. L'acqua del mare, cristallina, riflette l'azzurro del cielo. Un urlo squarcia l’aria, la quiete vacanziera svanisce in un attimo. «Si sta strozzando. Aiuto!», grida una bambina. Il panico si propaga, tutti bloccati, congelati dall’orrore. Un uomo sta soffocando, Jo, settantenne statunitense, piegato su se stesso, il volto che vira in una drammatica sfumatura di viola. È l’ultima tappa di una crociera che avrebbe dovuto essere indimenticabile. E lo sarà, ma per ragioni che nessuno avrebbe mai immaginato. In mezzo alla paralisi, un uomo si fa avanti. E’ Giulio Mazzuoccolo, 25 anni, carabiniere di San Salvario, appena sposato e in viaggio di nozze con la moglie. Giulio non esita. Nel caos, resta lucido. «Ho visto che Jo stava perdendo colore, non aveva contrazioni nell’addome. Non c’era tempo», racconta. Ma chi è Giulio? Nato a Caserta, cresciuto a Frascati, figlio di un carabiniere. Ha scelto l’Arma a 18 anni, non per caso, non per obbligo. «Il carabiniere non è un lavoro, è una vocazione», dice. Non è una frase da slogan. È la realtà, che si manifesta nei momenti più imprevedibili, come su quella spiaggia, davanti a turisti attoniti. Giulio interviene, fa quello che gli è stato insegnato. Non ci sono eroi in questa storia, almeno non nel modo in cui li dipingono i film. C'è un uomo che fa il suo dovere, un dovere che non si spegne quando la divisa è nell'armadio.


La manovra di Heimlich diventa un’arma, una lotta silenziosa contro la morte che sembra avere già la sua vittima. Jo, il viso violaceo, non respira più. Giulio afferra il corpo rigido, lo sorregge e poi lo aiuta a espellere quel cibo che sta per portargli via l’ultimo respiro. La scena pare eterna, ma dura pochi secondi. Una seconda manovra, sulla schiena. Il corpo di Jo trema, finalmente il cibo viene espulso. Lentamente, l’ossigeno torna a fluire e la vita riprende il suo corso. «I feel good», mormora l’americano, il viso rigato dalle lacrime. Ha guardato in faccia la morte, ma Giulio gli ha riportato indietro il respiro. La moglie di Jo, fino a quel momento paralizzata dalla paura, scoppia in un pianto. Le mani tremano, ma il cuore ora batte di sollievo. «Grazie, Jo è rinato», dice a Giulio, con una voce rotta dall’emozione. Quella sera, il comandante della nave organizza una cerimonia in suo onore. Un gesto semplice, un ringraziamento che sa di riconoscenza. Viviamo in un'epoca dove si raccontano storie di “eroi criminali” e uomini in divisa dipinti come nemici. Giulio lo sa bene, e conclude: «Sono un giovane carabiniere, con la fortuna di avere trovato una passione. Quella di servire il popolo, di stare tra la gente e per la gente». Non è retorica, è la voce di un uomo che conosce il valore della vita, che sa cosa significa essere un carabiniere. E’ un destino, una scelta che abbraccia ogni respiro, ogni gesto, anche su una spiaggia lontanissima da casa.

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