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IL CONVEGNO

Mancano 6mila infermieri in Piemonte: «Serve una riforma per attrarre giovani»

Professioni infermieristiche in crisi. Mangiacavalli avverte: «Tra pochi anni ci sarà una gobba pensionistica importante»

Professioni infermieristiche

Professioni infermieristiche

Condizioni economiche svantaggiose, scarse prospettive di carriera e tutele. Le professioni infermieristiche in Piemonte - e non solo - sono sempre meno appetibili per i giovani. Questo a fronte di una carenza di professionisti che, solo in nella nostra regione, è stata stimata in circa 6mila unità quest’anno.

«Gli infermieri italiani guadagnano, in media, il 40% in meno dei loro colleghi nel resto d’Europa» spiega Ivan Bufalo, presidente dell’Ordine Coordinamento Professioni Infermieristiche di Torino, intervenendo a margine dell’incontro “Dm 739/94 Profilo professionale dell’infermiere. Una norma ormai superata o una norma ancora da attuare?”.

«Le prospettive di carriera poi sono pari a zero» prosegue Bufalo. «Si inizia a lavorare a 20 anni come infermiere e si esce a 67 nello stesso modo. Se un giovane non vede una possibilità di crescita perché dovrebbe intraprendere questo tipo di carriera? Dal momento che si registra anche una crisi generale della vocazione rispetto a tutte le professioni di aiuto a livello globale».

Paradossalmente, conclude Bufalo, «noi oggi non chiediamo che vengano assunti più infermieri». Perché? «Perchè non ce ne sono» risponde secco. «Se anche la Regione aprisse i rubinetti e volesse assumere 10mila infermieri, non li troverebbe». Basti pensare che il tasso di disoccupazione per la categoria è pressoché pari allo zero. «Non si può assumere chi sul mercato non c’è - rimarca Bufalo -. Serve creare un ecosistema che favorischa l’iscrizione dei ragazzi ai corsi. Le istituzioni devono innanzitutto valorizzare il ruolo dell’infermiere». In altre parole, serve «una riforma dei modelli di assistenza».

Sulla stessa linea anche Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale Ordini delle professioni infermieristiche che, dal palco della sala Dogliotti delle Molinette, ha ripercorso gli ultimi 30 anni della professione. «C’è una carenza di infermieri strutturale - premette -. Da un lato, il nostro Paese sta attraversando la cosiddetta “glaciazione demografica” e sono quindi sempre meno i giovani che possono scegliere di intraprendere questo tipo di percorso. Nonostante questo, 22mila ragazzi quest’anno si sono iscritti al test di infermieristica». In questa cornice, «vanno incentivanti i giovani perché tra pochi anni ci sarà una gobba pensionistica importante che poterà alla fuori uscita di 100mila infermieri per raggiunti limiti di età in 10 anni. Dobbiamo fare in modo che i giovani scelgano la professione e che - una volta finito il percorso di studi non vadano all’estero, dove trovano condizioni di lavoro più vantaggiose» conclude.

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