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La crisi dell'automotive

Tavares contro corrente (elettrica): ecco cosa rischia

Multe per 15 miliardi di euro, fabbriche ferme, ma Stellantis si oppone alle richieste degli altri costruttori

Tavares contro corrente (elettrica): ecco cosa rischia

Carlos Tavares va controcorrente e nella maniera più inspiegabile. Nel momento in cui quasi tutti i costruttori mondiali ingranano la (parziale) retromarcia sulla svolta elettrica, il ceo di Stellantis tira dritto e anzi rilancia, sfidando addirittura Tesla. Anche se i costruttori europei rischiano maximulte per 15 miliardi di euro. Vediamo nel dettaglio.

Tutto parte dalle normative sulle emissioni di CO2 (anidride carbonica) dei veicoli prodotti che nel 2025 dovranno passare da 116 a 93,6 grammi a chilometri per le autovetture. Un traguardo raggiungibile con le vetture elettriche, con l'obiettivo di quel famigerato 2035 che metterà al bando i motori termici. In questo stato di cose, al momento, Bmw e Toyota si aggirano attorno ai 106 g/km, mentre Volkswagen è a 121 e Stellantis a 113. Per stare nei limiti, la Casa tedesca dovrebbe avere una quota di venduto del 36% mentre è al 18; Stellantis è al 13% quando dovrebbe essere al 26. 

Eppure, Tavares dice che anche se "il dogmatismo dei decisori europei si è infranto contro il muro della realtà, cambiare oggi le regole sulla CO2 sarebbe surreale", replicando alle parole di Luca De Meo, ceo di Renault e presidente dell'Acea, l'associazione dei costruttori europei (da cui Stellantis è uscita), che chiede all'Europa una revisione delle normative o un rinvio di due anni, adombrando il rischio delle sanzioni attorno ai 15 miliardi di euro che metterebbero definitivamente in ginocchio i costruttori europei.

Il bello è che proprio Tavares ha sempre lamentato l'imposizione di limiti difficili da rispettare. E in passato aveva contestato la concorrenza cinese, ma quando l'Europa ha imposto i dazi ha risposto che non ha senso imporre paletti sul libero mercato. "Ci viene detto che ci saranno dei disastri - ha detto all'agenzia Afp - ma dovevamo pensarci prima, no?". 

Adesso i grandi costruttori stanno variando i propri piani sull'elettrico, scottati dalle batoste sul mercato che affonda le BEV e salva al limite le meno costose e più duttili ibride. Stellantis no. Anche se taglia la produzione (Mirafiori ferma per almeno un mese, cassa integrazione a Pomigliano, in stand by il progetto della gigafactory di Termoli) e lancia sul mercato una trentina di versioni ibride anche dei nuovi modelli. Una soluzione sarebbe l'acquisto di "carbon credit" da altri produttori più virtuosi, ma Tavares dice no, perché "non sarebbe etico".

“Siamo in un sistema in cui il regolatore vuole che i consumatori comprino queste auto, e il consumatore dice no, grazie, non a quel prezzo - ammette Tavares -. Ma ora abbiamo le auto, ci siamo organizzati per effettuare le vendite necessarie, stiamo col fiato sul collo di Tesla". Un ottimismo per rassicurare gli azionisti e mettere in un angolo i grossi problemi di Stellantis - la crisi in America, dove ci sono anche un paio di class action contro di lui, lo scontro con governo e sindacati in Italia - per puntare a quei target finanziari garantiti per fine anno? Dopo che la semestrale, però, ha ratificato ricavi in calo di oltre il 48%. La domanda, dunque, è una sola: a che gioco sta giocando, contro corrente (elettrica), Tavares?

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