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La crisi dell'ex Fiat
10 Settembre 2024 - 07:10
Sarà giovedì 12 il giorno della verità per Mirafiori, quello in cui si capirà se lo stabilimento si fermerà per un altro mese, o se proseguirà la produzione come a oggi, ossia su un solo turno. La riunione con i sindacati, infatti, è stata fissata per quel giorno. Ma in fabbrica non c’è ottimismo, tanto che fra i lavoratori cresce la voglia di fuga.
Questa è forse la spia della maggior sfiducia nei confronti del piano industriale di Stellantis per l’Italia: i dipendenti più anziani - nella ex Fiat l’età media supera ormai i cinquant’anni - stanno ora invocando quello che a suo tempo avevano attaccato, ossia gli incentivi all’esodo. Il programma del Gruppo per le uscite incentivate - una cosa che nel 2024 riguardava finora 3.800 lavoratori - è infatti andato a esaurimento e chi non ha aderito in tempo all’epoca, nel timore fose di non riuscire a trovare un altro posto, ora pensa che qualche decina di migliaia di euro sull’unghia - per alcune posizioni di quadro o dirigente di rango inferiore si sono superati i 100mila euro - siano meglio di altri mesi di cassa integrazione. Per ora sono una sessantina ad aspettare la nuova “offerta”, che stando ai rumors che provengono dallo stabilimento non dovrebbe tardare.
Senza ammetterlo apertamente, lo pensano anche i sindacati, che nel frattempo fanno i conti della cura dimagrante non solo di Mirafiori, ma di tutti gli stabilimenti italiani. La Fiom ha calcolato che dal 2014 a oggi sono 11.500 i lavoratori usciti dagli stabilimenti italiani di Fca e poi di Stellantis, di cui 2.800 dagli enti centrali. «A questi vanno aggiunti gli oltre 3mila lavoratori in somministrazione che risultano licenziati al giugno 2024» ribadiscono dal sindacato. Questa è «una chiara strategia di disinvestimento».
Il momento non è lieto e lo ammettono anche da Stellantis, fra crisi di mercato e politiche da ridefinire. Mirafiori è passata da 56mila a 18.375 auto prodotte in questo anno, con il rischio di non arrivare a 20mila se verranno decisi altri stop produttivi. Cassino da 30.006 vetture prodotte nel primo semestre del 2023 a 18.375 nel 2024; Melfi da 99.085 nel 2023 a 56.935 nel 2024; Modena da 600 a 160 Maserati. Solo Pomigliano risulta essere passato da 71.520 auto, a 85.080, in gran parte per merito della “vecchia” Panda, ancora la più venduta in Italia. Ora, però, occhi puntati su giovedì 12, quando i piani del ceo Tavares e di John Elkann verranno svelati. Almeno nel breve periodo.
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