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LA CRISI DELL'AUTOMOTIVE

«Stellantis chiude ma non lo dice»

La Fiom a confronto con la segretaria del Pd, Elly Schlein, alla Festa dei metalmeccanici della Cgil: «Servono subito delle risposte dall'azienda e dal governo»

«Stellantis chiude ma non lo dice»

La fine della produzione di automobili a Torino non è solo più un rischio ma «una realtà» in atto che «continua da diciassette anni». E che Mirafiori possa chiudere, ormai, somiglia quasi a una profezia. «La volontà di chiudere con la produzione a Torino, semplicemente, non viene esplicitata perché almeno, in quel caso, ci sarebbe un confronto, una discussione ma il vero guaio è che lo confermano i numeri».

Paradosso Stellantis
Bilanci floridi a fronte di un progressivo aumento dei licenziamenti e del ricorso agli ammortizzatori sociali, se non per gli esodi incentivati. «Tutte risorse che noi vorremmo destinate alla produzione non ai licenziamenti». Appena terminato di ascoltare gli interventi delle rappresentanze Fiom del Torinese il segretario dei metalmeccanici della Cgil, Michele De Palma, non vede che nuvole nere addensarsi sul futuro non solo della fabbrica ma dell’intera presenza produttiva di Stellantis in Italia. Se non in tutta Europa. «Il dato della perdita di quote di mercato di Stellantis dice di un fallimento della strategia industriale di Tavares in Italia e in Europa - sottolinea il segretario della Fiom -. Anche negli Usa la situazione è molto complessa, perché Tavares non sta rispettando gli impegni con i lavoratori. Sono colpito quando dice nelle interviste che in Italia c’è buona relazione con i sindacati. Il numero degli scioperi dei singoli stabilimenti nell’ultimo periodo non è paragonabile neanche allo scontro che ci fu con Marchionne».


Sindrome cinese
A preoccupare non solo Tavares è l’arrivo dei cinesi sul mercato. «Tavares ha detto più volte che se ne andrebbe dall'Italia se arrivasse un altro produttore. Faccio presente che ora sta portando in Ungheria le produzioni del suo partner cinese Leap Motor. Quindi significa che ci sono cinesi buoni e cattivi? Io non vedo né cinesi buoni né cattivi. C'è la produzione da dover fare nel nostro Paese» aggiunge De Palma nell’attesa che alla Festa dei metalmeccanici arrivi la segretaria del Pd, Elly Schlein per discutere con lui proprio del rischio di perdere la produzione in Italia. «Abbiamo assistito al fatto che i nuovi modelli anche di marchi italianissimi come Alfa Romeo sono stati trasferiti in altri Paesi. Anche la Topolino viene fatta in un altro Paese». Insomma, il punto è molto chiaro. «Bisogna ragionare di un piano industriale che riguardi ricerca e sviluppo e dia autonomia ai nostri marchi. Questa è la discussione che vogliamo fare con Tavares e con il governo». Un dialogo che con il ministro Urso non ingrana. «C’è un problema oggettivo» secondo De Palma. «I lavoratori sono in cassa integrazione, non ci sono investimenti e a oggi non c’è un piano industriale quindi c’è una responsabilità dell’azienda, ma anche dei governi. Urso è l’ultimo ministro, ma è evidente che negli anni non c’è stata una politica industriale sull’automotive come invece c’è stata in altri Paesi europei».

Pd preoccupato
E proprio sul punto interviene la segretaria del Pd, Elly Schlein. «Chiaramente c'è preoccupazione anche per la situazione di Stellantis - ha evidenziato -. Crediamo che debba rispettare tutti gli impegni presi e che il governo debba passare dalle parole ai fatti, perché delle prime ne abbiamo viste tante, dei secondi purtroppo no».

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