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IL FATTO
12 Ottobre 2024 - 19:27
A Torino, il Teatro San Giuseppe è diventato l’epicentro di una battaglia ideologica sul diritto all’aborto, un tema che continua a dividere profondamente l’opinione pubblica italiana. Da un lato, le associazioni pro-vita, guidate da FederVita Piemonte, hanno organizzato un convegno in cui si sono alternati relatori come Mario Adinolfi e l’assessore regionale Maurizio Marrone. Dall’altro, un gruppo numeroso di attiviste femministe ha tentato di bloccare l’evento, impedendo per oltre due ore l’ingresso ai partecipanti.
La tensione è stata immediata, con polizia e carabinieri a presidiare la zona, mentre cori di protesta e scritte minacciose contro Marrone e Adinolfi hanno riempito i muri circostanti. Gli slogan, duri e senza filtri, si concentravano in particolare sul titolo dell’intervento di Adinolfi, “Come superare la legge 194”, percepito come un attacco diretto alla libertà di scelta delle donne. Nonostante le forze dell’ordine siano riuscite a far ripartire l’evento, il clima di ostilità è rimasto palpabile per tutta la giornata.
Tra le varie polemiche che hanno animato la protesta, la Stanza dell’Ascolto dell’ospedale Sant’Anna è stata nuovamente al centro del dibattito. Per le attiviste, quella stanza non è altro che un luogo in cui si cerca di convincere le donne a non abortire. Ma Claudio Larocca, presidente del Movimento per la Vita Piemonte e responsabile della Stanza, ha respinto queste accuse: “Noi applichiamo la legge 194 in piena trasparenza. Siamo qui per supportare le donne, qualunque sia la loro scelta”. Larocca ha inoltre sottolineato che la Stanza dell’Ascolto non ha legami con le associazioni pro-vita più rigide come FederVita. Desiderosi di scoprirne di più, contattiamo anche una volontaria che opera nella stanza "Siamo un'associazione aconfessionale (quindi non religiosa) e abbiamo accolto tante donne provenienti da contesti migratori. Non tutte hanno scelto di portare a termine le gravidanze. Le abbiamo seguite anche dopo l'interruzione". Ed ecco un'altra sfumatura non lieve: FederVita è legata a valori cristiani - tra i relatori sul palco c'era Monsignor Giovanni D'Ercole - mentre FederVipa non ha legami religiosi.
A confermare la funzione di supporto della Stanza è Susanna, una madre single che ha trovato aiuto e sostegno in questa struttura. “Sono stata io a cercarli,” racconta, “nessuno mi ha mai spinta a tenere il bambino. Mi hanno solo ascoltata e dato il supporto di cui avevo bisogno”. Susanna, che ha ricevuto assistenza economica e pratica per portare avanti la sua gravidanza, ribadisce che la sua è stata una scelta personale, non influenzata da pressioni esterne.
Viene da chiedersi se gli stessi attivisti ne conoscano la reale funzione, il paradosso di protesta di chi si dichiara femminista verso quello che sembra il più femminista dei progetti della Regione Piemonte: un luogo dove una donna può decidere del proprio corpo e scegliere di diventare madre anche senza avere un compagno al suo fianco. Susanna conferma, come dice Claudio nell’intervista, che non è mai stata invitata ad ascoltare il cuore del feto. “Nè sono mai stata contattata da loro. Sono io che ho chiamato e chiesto un appuntamento”. Della stanza si legge che è ubicata in un area amministrativa dell’ospedale “Si. Si chiama privacy, ringrazio che non fosse in mezzo a reparti di maternità”.
Mario Adinolfi, uno dei relatori più discussi del convegno, ha risposto con fermezza alle critiche ricevute. In una telefonata successiva all’evento, ha espresso il suo disappunto per il clima di odio che ha circondato la manifestazione: “Quello che è successo oggi è un segnale gravissimo,” ha dichiarato, “le scritte sui muri, gli insulti, e soprattutto il tentativo di impedire l’accesso al convegno sono atti anti-democratici che non possiamo ignorare”.
Adinolfi ha poi approfondito il contenuto del suo intervento, che è stato al centro delle polemiche: “Quando parlo di superare la legge 194, non mi riferisco a un ritorno al passato, ma a una riflessione necessaria sulla vita. L’aborto è, senza mezzi termini, l’eliminazione di una vita umana. È una questione di coscienza, prima ancora che di politica. Il mio punto di vista è in linea con quello di figure come Pasolini, Bobbio, e persino Papa Francesco: l’aborto è un omicidio, e una società che lo accetta è una società che deve interrogarsi sul suo futuro”.
Nel corso della telefonata, Adinolfi ha inoltre menzionato l’inverno demografico che l’Italia sta attraversando: “Siamo un Paese che sta morendo. Le nascite crollano, le famiglie sono sempre più fragili, e la soluzione non può essere l’aborto. Bisogna creare le condizioni per cui una donna possa scegliere di diventare madre senza dover fare i conti con la povertà o l’isolamento sociale”. Riguardo alle scritte minacciose sui muri del teatro, Adinolfi ha denunciato un crescente clima di odio nei confronti dei cristiani: “Mi hanno augurato la morte. È preoccupante. Quando fuori da un convegno si scrivono frasi come ‘Adinolfi aborto mancato’ o si disegna un cristiano in una bara, siamo di fronte a un livello di violenza verbale che non può essere accettato. Questo non è dissenso, è odio puro. E mi aspetto che tutte le forze politiche condannino con fermezza quanto accaduto”.
A proposito di interventi, cosa voleva comunicare sul palco del convegno l'assessore Marrone?
Il contributo di Marrone era sui dati del 2023 riguardo all’iniziativa Vita nascente. 478 madri seguite e supportate. 300mila pannolini, oltre 250 passeggini, fornitura diretta di vestiario, latte in polvere, scarpe, corredo neonatale, alimenti e omogeneizzati, giocattoli e lettini. E ancora baby sitting per chi non può permettersi di pagare una persona di tasca propria, sostegno economico per affitti e utenze. Mense scolastiche, visite sanitarie e molto altro. Il fondo Vita Nascente serve sia le associazioni di FederVita, quelle che in mattinata avevano previsto il convegno, sia quelle di Federvipa, di cui fa parte la Stanza dell’Ascolto. L’unico legame quindi tra le associazioni pro-vita e quelle del Movimento per la Vita. Che per una bizzarra casualità portano un nome simile ma non sono la stessa cosa.
Le reazioni politiche riguardo le proteste della mattinata non si sono fatte attendere. Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, ha difeso l'operato della Regione Piemonte e di Marrone: “La sinistra non vuole più difendere la legge 194, ma preferisce attaccarla indirettamente. L’assessore Marrone ha semplicemente messo in atto la prima parte della legge, quella che tutela la maternità fragile, dando risposte che finora sono mancate”. Roccella ha sottolineato come l'iniziativa “Vita Nascente” abbia sostenuto numerose madri in difficoltà, offrendo loro aiuti concreti come pannolini, passeggini e baby-sitting.
Il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, ha espresso solidarietà al suo assessore (Marrone) e condannato le proteste: “Non è accettabile vietare la parola a chi ha un’opinione diversa. Condanniamo con forza le intimidazioni e le violenze di questa mattina”. Anche il presidente del consiglio regionale, Davide Nicco, ha parlato di “gesti antidemocratici” e ha ringraziato le forze dell’ordine per aver garantito il regolare svolgimento dell'evento. Anche Augusta Montaruli, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia, ha espresso preoccupazione per la “campagna d’odio” orchestrata contro misure a sostegno della maternità. Ha avvertito che le minacce di morte rappresentano un segnale allarmante e ha esortato i partiti a prendere una posizione forte e unitaria. L’assessore regionale alle Politiche Sociali Maurizio Marrone ha condannato con fermezza le minacce e l’atmosfera di ostilità, attribuendo la responsabilità a “strumentalizzazioni” da parte di figure politiche. Ha chiesto una presa di posizione chiara da parte del PD, M5S e AVS contro la violenza, sottolineando che tali eventi sono il frutto di un clima di odio crescente.
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