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Tragedie sugli sci

Matilde Lorenzi come Schumi (e il tragico precedente azzurro): come sta davvero l'ex campione di F1?

Il mistero sulle condizioni e le cure milionarie per Michael Schumacher. La storia, quasi dimenticata, di Leonardo David

Matilde Lorenzi com Schumy (e il tragico precedente azzurro): come sta davvero l'ex campione di F1?

Come Michael Schumacher. L'incidente che ha tolto la vita a Matilde Lorenzi, giovanissima promessa dello sci alpino, ha richiamato subito alla mente quanto accaduto al campione di Formula 1 con la Ferrari, vittima di una caduta sugli sci. Ma andando ancora più indietro nel tempo, un altro incidente simile a questo si era portato via un giovanissimo dello sci. Cadute persino banali, per gente che ha la padronanza del mezzo tecnico, per campioni. Ma fatali, anche con il casco.

Il tragico precedente di Matilde Lorenzi risale al 1979. Leonardo David, valdostano, aveva appena 19 anni. Era con la nazionale maggiore, dopo che appena diciassettenne si era aggiudicato la Coppa Europa e diverse vittorie juniores e già un paio di podi fra i "grandi". Slalomista, gigantista, discesista: talento puro che si preparava a contrastare il regno di sua maestà Ingmar Stenmark. Durante una discesa libera, a Cortina, cadde battendo la testa. Le visite non trovarono nulla di preoccupante, nonostante Leo continuasse ad accusare mal di testa e vertigini. Pochi giorni dopo, a Lake Placid, in discesa, cadde di nuovo. Si rialzò e arrivò al traguardo, svenendo tra le braccia dei compagni. Portato in ospedale, entrò in uno stato di coma vigile, dal quale non uscì mai più. Morì sei anni dopo.

Dopo il suo incidente, non ci furono più spazi di discussione nei regolamenti: casco obbligatorio nelle discipline veloci. E poi, grazie anche a un campione come Alberto Tomba che lo sdoganò in gigante, in tutte le discipline. E poi, come ben sappiamo, anche sulle piste della domenica, per così dire, almeno per i più giovani (anche se, per fortuna, la moda ha fatto più dei legislatori: oggi quasi tutti lo indossano per sciare).

Il casco ce l'aveva, invece, Michael Schumacher, quando ebbe il suo incidente sulle nevi di Meribel, il 29 dicembre 2013. Schumi si era ritirato dalla Formula 1 l'anno prima. Allo sci si era avvicinato nel periodo in Ferrari, poiché ogni anno il Cavallino organizzava gare di sci per i dipendenti sulle nevi di Madonna di Campiglio. Con la sua mania da perfezionista, il campione tedesco aveva preso lezioni dai campionissimi ed era diventato estremamente abile. Quel giorno, però, sciava con la famiglia. Cadde, banalmente, durante un fuoripista, battendo la testa su una roccia sporgente. Soccorso e portato in ospedale, fu mantenuto in coma farmacologico. Ma del suo risveglio non si sa nulla.

Perché famiglia e amici hanno fatto scendere una cortina di assoluto riserbo sulle sue condizioni e sulle conseguenze devastanti dell'incidente. Non ci sono notizie dirette, non esistono foto di lui in pubblico neppure al matrimonio della figlia. Poco tempo fa tre persone ricattarono la famiglia, dicendosi in possesso di foto del campione. Sono state arrestate.

Di Schumy si sa che è vivo. "È sempre con noi, ma in modo diverso" ha detto il figlio Mick Jr, pilota a sua volta. Nulla di più neanche da Jean Todt, uno dei pochi ammessi dietro la cortina della villa Schumacher. Di certo, le sue cure sono costose: 7 milioni di euro all'anno. Non per nulla la moglie Corinna sta a poco a poco vendendo tutto: dalla collezione di orologi, ad alcune proprietà immobiliari, i caschi e le tute tenute per trofeo. Persino una sua monoposto di Formula 1, al pari di altre auto del suo garage, è finita all'asta. 

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