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La crisi dell'automotive
03 Novembre 2024 - 07:20
Stellantis (ma non solo) taglia gli ordini e il fornitore deve vendere la fabbrica. Forse proprio a Stellantis. Un paradosso assurdo, forse, ma niente affatto scontato nel settore automotive. Quel che colpisce è che a cedere, sotto i colpi della crisi dell’ex Fiat, sia non una piccola azienda dell’indotto, ma un autentico colosso, un nome storico della provincia di Torino, che ora si trova con una esposizione con le banche attorno al miliardo di euro.
L’azienda è la Cln Coils Lamiere Nastri di Casellette, fondata nel 1948 e specializzata nella lavorazione di acciaio. Il legame con l’automotive è stato fortissimo fin dagli inizi, tanto che oggi la Cln è fornitore di Stellantis, ma anche di Mercedes e di Renault, tra gli altri. Stabilimenti in 13 Paesi diversi, oltre 6mila dipendenti e un fatturato di 1,5 miliardi di euro, la Cln è ancora per il 75% della famiglia Magnetto, mentre il restante 25% è di Arcelor Mittal, gruppo quotato alle Borse europee e con sede in Lussemburgo. La Cln ha tre divisioni: la MA che si occupa della lavorazione e fornitura di parti di carrozzeria per l’automotive; la MW che si occupa di ruote e di cerchi in lega; il Lab per la ricerca.
Le prime avvisaglie di crisi si erano avute qualche mese fa, a maggio, quando la divisione MA France aveva dovuto chiudere lo stabilimento alle porte di Parigi. La causa, un contenzioso con Stellantis che chiedeva un taglio dei prezzi alle forniture. O meglio: MA, come altri fornitori, doveva applicare un aumento fisiologico, a causa dei costi di produzione ed energetici, attorno al 12%, mentre Stellantis voleva un taglio del 6%. Risultato, da quel momento il Gruppo di Tavares ha ridotto gli ordini, ma stessa cosa avrebbero fatto altri gruppi europei. Con un 40% in meno di ordini, anche Cln si trova in guai seri.
L’azienda ha infatti avviato un concordato con le banche - tra cui Intesa Sanpaolo - per far fronte a una esposizione che, a quanto si sa, sarebbe attorno al miliardo di euro. Tra i piani in atto, inoltre, la cessione di uno stabilimento, quello di Kielce, in Polonia, dove viene effettuato lo stampaggio di parti di automobili. E l’offerta sarebbe indirizzata proprio a Stellantis, forse nell’ipotesi che, come prospettato mesi fa dal ceo Carlos Tavares, il Gruppo possa internalizzare alcune produzioni oggi affidate all’indotto.
Dopo la Teksid Aluminium di Carmagnola, che ha comunicato ai fornitori di non provvedere a nuovi ordini fino al 2025 (e relativi pagamenti) e la Psa che chiude e lascia a casa i dipendenti nel Torinese, una nuova mazzata carica di incertezze per l’indotto, con sindacati già in allerta per quello che potrebbe accadere, in casa Cln, sia per la sede di Rivoli sia per lo stabilimento di Caselette.
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