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Il monito

Il presidente dei geologi lancia l’allarme: «Basta costruire in zone esondabili»

De La Pierre: «Urgente un cambio di rotta, serve educare al rischio a partire dalle scuole»

Il presidente dell’Ordine dei Geologi del Piemonte, Ugo De La Pierre

Il presidente dei geologi lancia l’allarme: «Basta costruire in zone esondabili»

Il presidente dell’Ordine dei Geologi del Piemonte, Ugo De La Pierre, è intervenuto al convegno in occasione dei trent’anni dall’alluvione del ‘94, lanciando un grido d’allarme: «È inammissibile che, durante gli eventi alluvionali, si debba ancora assistere ad immagini di crolli di edifici, anche di recente costruzione, situati a ridosso di sponde e di torrenti, oppure ad esondazioni in corrispondenza di ponti già interessati da analoghi eventi».

Basti vedere quello che è accaduto nelle ultime settimane in Emilia Romagna, Sicilia, Liguria e Veneto, per citare solo gli eventi alluvionali più recenti, a livello nazionale. Oltre agli strumenti di tipo strutturale, legati alla ricostruzione del territorio, che avviene dopo il verificarsi di eventi estremi, e quindi le arginature, il controllo del deflusso in prossimità dei ponti, le griglie di rallentamento, è fondamentale utilizzare altri strumenti, che riguardano aspetti culturali ed educativi, come la costruzione, a partire dalle scuole, di una maggiore consapevolezza del rischio nella popolazione. «Bisogna portare avanti un’azione di comunicazione mirata ed efficace sugli abitanti - ha dichiarato De La Pierre -, in modo che comprendano che se esistono dei vincoli, non è per vessarli ma perché necessari ad evitare future tragedie».

Particolare attenzione, vista la conformazione territoriale del nostro paese, va posta sui rilievi montuosi: «È necessario approfondire le caratteristiche dei bacini montani, per capire come reagiscono alle piogge. Bisogna continuare a monitorare il territorio e a impegnare risorse economiche». Sul tema della salvaguardia ambientale, poi, non sempre la politica sembra andare nella giusta direzione: «I provvedimenti regionali degli ultimi anni - precisa -, consentono, se non addirittura incentivano, in nome della tanto decantata semplificazione, interventi che vanno in direzione opposta a quella che dovrebbe garantire la salvaguardia dei territori e la sicurezza delle popolazioni». Da una parte, quindi, si interviene per tamponare le emergenze, dall’altra si (ri)creano le condizioni perché queste emergenze si ripetano nel tempo.

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