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Un patrimonio ritrovato

Il Maet torna in città: il museo in libera uscita

Tre oggetti simbolici della collezione etnografica del museo saranno esposti sulle facciate di tre biblioteche torinesi

Il Maet torna in città: il museo in libera uscita

Foto di Francesca Cirilli

Dopo oltre quarant’anni di chiusura, il patrimonio del Maet - Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino - esce dai suoi depositi grazie al progetto "Il museo in libera uscita". Sabato 14 dicembre, alle ore 11.00, si inaugura una mostra diffusa presso le biblioteche civiche della Circoscrizione 8, con l’affissione di tre grandi manifesti sulle facciate delle sedi Alberto Geisser, Natalia Ginzburg e Dietrich Bonhoeffer.

Il progetto, realizzato da Arteco e dal Maet con la collaborazione delle Biblioteche Civiche Torinesi e il contributo della Circoscrizione 8, mira a rendere visibile un patrimonio sommerso attraverso un percorso partecipativo. Un gruppo di cittadini e cittadine, insieme alla fotografa Francesca Cirilli e allo Studio Grand Hotel, ha selezionato tre oggetti simbolici dalla collezione del museo: una maschera Yoruba, un xilofono gamelan e spilloni decorativi della comunità Bororo.

Questi reperti, provenienti da Nigeria, Indonesia e Brasile, rappresentano tradizioni culturali lontane e sono testimoni di storie e scambi che arricchiscono l’identità torinese. Fondato nel 1926, il Maet conserva reperti antropologici, raccolte etnografiche e opere di Art Brut, ma il museo è chiuso dagli anni Ottanta.

L’esposizione all’aperto restituisce alla comunità parte di questo straordinario archivio, riscoprendo il valore delle sue collezioni e promuovendo un dialogo tra passato e presente.

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